#6 MORALE DELLA FAVOLA
UN GIORNO UN CONTADINO CON SUO FIGLIO ED UN ASINELLO ERANO IN VIAGGIO VERSO IL MERCATO.
A TURNO PROCEDEVANO TRASPORTATI DALL’ASINELLO COSÌ DA ATTENUARE LA FATICA DEL PERCORSO.
MENTRE IL PADRE VIAGGIAVA IN GROPPA ALL’ASINO, IL FIGLIO CAMMINAVA AVANTI, A PIEDI, TIRANDO LE REDINI DELL’ANIMALE. I VARI PASSANTI CHE LI OSSERVAVANO COMMENTAVANO, A VOCE ALTA, TRA LORO: “OSSERVA, UN VECCHIO INUTILE CHE MENTRE RISPARMIA LA SUA SALUTE, FA AMMALARE UN BEL GIOVANE”.
AD UN CERTO PUNTO, UNO DEI PASSANTI, RIVOLGENDOSI DIRETTAMENTE AL CONTADINO, DISSE: “COME PUOI STARTENE TRANQUILLAMENTE SEDUTO LÌ SOPRA MENTRE TUO FIGLIO STA SOFFRENDO?”.
SENTITE QUELLE PAROLE, IL PADRE NE RIMASE TALMENTE COLPITO CHE SCESE IMMEDIATAMENTE GIÙ DALL’ASINO E DISSE AL FIGLIO DI SALIRCI SOPRA AL SUO POSTO. FATTO ANCORA UN PO’ DI PERCORSO, ALTRI PASSANTI COMINCIARONO A COMMENTARE: “GUARDA, UN GIOVANE SANO E PIGRO CHE COSTRINGE L’ANZIANO PADRE A CAMMINARE MENTRE LUI SE NE STA COMODAMENTE SULL’ASINO”.
E POI UNO DEI VIANDANTI RIVOLGENDOSI AL FIGLIO DISSE: “GIOVANE NON TI VERGOGNI? NON VEDI CHE IN QUESTO MODO STAI FACENDO SOFFRIRE IL TUO ANZIANO PADRE?”.
IL GIOVANE RIMASE COSÌ AMAREGGIATO DA QUELLE PAROLE, TANTO DA CHIEDERE AL PADRE DI SALIRE SUBITO SULL’ASINO INSIEME A LUI.
PERCORSA UN PO’ DI STRADA, ECCO CHE ARRIVANO ALTRI COMMENTI: “COME POSSIBILE FAR SOFFRIRE COSÌ QUELLA POVERA BESTIA? QUELL’ASINELLO È COSÌ STANCO E QUI DUE SCANSAFATICHE GLI STANNO SEDUTI SOPRA COME SE FOSSERO DUE PASCIÀ. POVERO ANIMALE!”.
PADRE E FIGLIO ERANO COSÌ MORTIFICATI CHE SENZA DIRSI NULLA, SCESERO SUBITO DALL’ASINO E PROSEGUIRONO LA LORO STRADA ENTRAMBI A PIEDI.
NON AVEVANO FATTO CHE POCA STRADA ED ECCO ARRIVARE DEI NUOVI COMMENTI E STAVOLTA ANCHE RISATE: “GUARDATE QUEI DUE STUPIDI. HANNO UN ASINO E INVECE DI SALIRCI SOPRA, SE LO TRASCINANO A PIEDI”.
A QUEL PUNTO IL CONTADINO, STANCO DI TUTTI QUEI GIUDIZI, DISSE AL FIGLIO: “QUALUNQUE COSA FACCIAMO NON AVREMO
MAI L’APPROVAZIONE DI TUTTE LE PERSONE
CHE INCONTRIAMO. TROVEREMO SEMPRE
QUALCUNO CHE CI CRITICHERÀ.
PERTANTO, SMETTIAMO DA ORA IN POI DI ASCOLTARE I COMMENTI E LE CRITICHE DEGLI ALTRI: DECIDIAMO E FACCIAMO SOLO QUELLO CHE RITENIAMO GIUSTO E CORRETTO PER NOI”.
Mi è sempre piaciuto pensare e poi creare i biglietti natalizi. C’era sempre qualcuno in seminario con doti artistiche e pittoriche che spiccavano. Realizzava tre-quattro modelli, e il resto dei seminaristi sceglieva quello che più piaceva per poi fotocopiare e iniziare a scriverci dentro.
Oggi lo scrivere, la carta e l’inchiostro stanno passando di moda, anche se ricevere una lettera con tanto di francobollo colorato, personalmente, è sempre qualcosa di molto poetico.
Sta passando anche la capacità di digitare sullo schermo il testo del messaggio, meglio l’utilizzo della “messaggistica vocale”. Dico capacità perché, delle volte nemmeno il correttore T9 è in grado di interpretare il senso dello scritto.
Vero che veniamo dalla tradizione orale, e la carta stampata è solo questione di qualche secolo passato, ma non dimentichiamoci che la biblica «dabar-parola» non è solo «parola» ma anche «realizzazione» (atto). Semplificando: verba volant, scripta manent, le parole volano, gli scritti rimangono.
Immerso in questo cammino d’Avvento mi lascio trasportare dai vangeli della liturgia quotidiana che segna sempre le speranze e le fatiche. Sarà il terzo Natale con e in mezzo a voi! Non sto contando i Natali, ma solamente segnando il tempo che
inesorabilmente passa.
Sono felicissimo di poter vivere questo momento con ognuna delle “mie” comunità! L’aggettivo “mie” non è inteso come “aggettivo possessivo”, ma come senso di appartenenza e gratitudine.
Credo che la favola di Esopo sia un augurio
natalizio particolarmente strano. Abituati al
Buone Feste, alla esse punto Natale in
maiuscolo seguito dall’anno, questi sfidano
ogni coscienza e vita. Ma anche queste letterine
sono uno “strumento approssimato” di pastorale.
Come abbiamo imparato alle scuole elementari, quando ancora si chiamavano così, sappiamo che la favola apre ad una morale e questa CI insegna che molte volte le persone che incontriamo e che non ci conoscono tendono a giudicarci, senza sapere molto della nostra situazione. Nel caso specifico, sia che a dorso dell’asino ci fosse il contadino, o il figlio, o ambedue, oppure entrambi andassero a piedi, c’era sempre qualcuno che criticava il loro operato.
Nella vita, quindi, bisogna non dare troppo retta ai commenti ed alle critiche che riceviamo, soprattutto dalle persone che ci conoscono superficialmente. Le persone vivrebbero certamente meglio se si preoccupassero meno di ciò che gli altri pensano, dicono o fanno.
Pur ammettendo che nella vita è importante chiedere consiglio e condividere idee ed opinioni, soprattutto con le persone che stimiamo, non dobbiamo assolutamente lasciarci condizionare da ciò che dicono e pensano gli altri. La nostra opinione, ben ponderata, deve essere per noi la più importante. Pertanto, nella vita chiediamo pure le opinioni degli altri ed ascoltiamole sempre con cortesia (lo stesso vale per le opinioni non richieste) ma alla fine decidiamo con la nostra testa. Perseguiamo quindi quello che riteniamo giusto ed evitiamo di star troppo male se qualcuno ci dice che stiamo sbagliando.
Non sempre le critiche che riceviamo sono corrette e giuste.
DAL VANGELO SECONDO MATTEO
IN QUEL TEMPO, GESÙ DISSE ALLE FOLLE: «A CHI POSSO PARAGONARE QUESTA GENERAZIONE? È SIMILE A BAMBINI CHE STANNO SEDUTI IN PIAZZA E, RIVOLTI AI COMPAGNI, GRIDANO: "VI ABBIAMO SUONATO IL FLAUTO E NON AVETE BALLATO,ABBIAMO CANTATO UN LAMENTO E NON VI SIETE BATTUTI IL PETTO!".
È VENUTO GIOVANNI, CHE NON MANGIA E NON BEVE, E DICONO: È INDEMONIATO. È VENUTO IL FIGLIO DELL'UOMO, CHE MANGIA E BEVE, E DICONO: ECCO, È UN MANGIONE E UN BEONE, UN AMICO DI PUBBLICANI E DI PECCATORI. MA LA SAPIENZA È STATA RICONOSCIUTA GIUSTA PER LE OPERE CHE ESSA COMPIE».
MT 11,16-19
È il Vangelo di oggi, 10 dicembre! Credo che si leghi bene con la favola.
Gesù s’interroga, si mette in discussione, si domanda: a chi posso paragonare questa generazione? La passioneall’umanità di Dio è unica. Noi come persone che tentano di credere, possiamo intuire questo suo amore e sperimentarne l’imitazione nel migliore dei modi che possiamo.
Leggo in questi tre versetti evangelici una fantastica contemporaneità! Perché non siamo più contenti di nulla? Sarà forse la pandemia che ha squilibrato quella specie di equilibrio che ognuno si era creato? Sarà il cuore delle persone che sta vivendo una sorta di schizofrenia?
Non ci va bene più nulla e nessuno, e magari, addirittura, noi non andiamo bene a noi stessi! Non sappiamo se piangere o ridere, ballare o cantare ... ma una cosa non l’abbiamo ANCORA persa: il puntare il dito verso l’altro.
In queste domeniche di Avvento, l’incontro col personaggio evangelico di San Giovanni Battista dovrebbe far nascere in noi un cambiamento di sguardo, o per dirla correttamente: la conversione del cuore.
Mi chiedo perché non siamo capaci di ascoltare il Maestro come dei discepoli, ma ci sentiamo tutti dei professorini con le verità in tasca. Nessuno, o pochi si prendono la responsabilità delle vite che hanno di fronte. È più comodo puntare il dito (chiaramente non come il Battista che ha indicato chi bisognava seguire), per toglierci il peso. Bisogna sempre dire che “la colpa” non è assolutamente mia, ma evidentemente del mondo, della società, del padre, della madre, della suora, del catechista, del prete, del politico, del presidente della Repubblica, e perché no, anche del Papa?
Perché buttiamo colpe sull’altro che non sono io, e fatichiamo a sbucare in un esame di coscienza?
La critica è lo sport più vecchio del mondo, anche in prossimità delle feste natalizie! Non regge più quel vecchio spot pubblicitario: a Natale si è tutti più buoni!
"VI ABBIAMO SUONATO IL FLAUTO E NON AVETE BALLATO, ABBIAMO CANTATO UN LAMENTO E NON VI SIETE BATTUTI IL PETTO!
Gesù ci paragona a dei bambini in piazza che gridano ai loro coetanei!
Purtroppo però stiamo smarrendo anche la meraviglia dei bimbi, la spontaneità dei fanciulli, lo stupore dei piccoli! In che modo accoglieremo quest’anno il Bimbo di Betlemme? Così come stiamo facendo ora? Abbiamo smarrito anche il “gridare” dei bambini in piazza, il parlare faccia a faccia, sostituito in modo viscido e nascosto, ma (importante che sia) social (che poi di nascosto e privato i social hanno gran poco).
Care comunità parrocchiali dove stiamo andando?
Perché ogni tanto per andare avanti sai, avanti sai, bisogna lasciar perdere i vecchi ricordi... Pinguini Tattici Nucleari
Viviamo di bei ricordi? Di incontri mozzafiato? Di esperienze uniche?
E però prima... e solitamente era... ecc... ecc! Bene, non torneranno più! Non si può vivere nel passato! Dio anche quest’anno s’incarna della storia di ognuno di noi! La novità è Gesù, tutto il resto passa e non conta! Continuiamo con i paragoni di quello che è stato, chissà quanti “secoli scorsi”, o chissà “pochi mesi” fa, ma fatichiamo continuamente a vedere i germogli che continuano a sbocciare anche in questi giorni freddi e nevosi di fine autunno. Le nostre comunità stanno percorrendo il sentiero che ci porta al Signore? Credo proprio di si! Stanno camminando bene e soprattutto INSIEME, per quel che si può, pur essendo tre parrocchie distinte. Compatisco gli occhi ancora tappati delle pochissime persone (si possono contare sulle dita di una mano) legate ad un tempo o a persone che non torneranno, e che non vogliono vedere le gemme sul ramo... ma ritorneremmo alla favola di Esopo.
Questi pochi giorni che ci separano dal Natale siano per noi, momenti responsabili di una vera conversione che nasce dall’incontro con Lui, ma soprattutto ci aiutino ad assaporare il gusto di saper dire grazie, perché non è sempre tutto dovuto. Ognuno s’impegni concretamente nell’aumentare la fede in Gesù nel fratello che cammina al suo fianco.
Il silenzio del deserto dell’Avvento aiuti i cuori strilloni a fidarsi dell’altro, ma in particolare ad abbandonarsi ad una voce, quella di Gesù che parla ad ognuno con i suoi mezzi, tempi e modi!
Il ricordo alle persone sole, ammalate o che stanno vivendo un momento faticoso, ci faccia crescere come comunità!
Ad ognuno e a ciascuno tanti auguri di un Buon e Santo Natale, contenti e felici, seppur immersi nei tanti pensieri quotidiani!
luca
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