Nella Settimana Santa la Chiesa celebra i misteri della salvezza portati a compimento da Cristo negli ultimi giorni della sua vita, a cominciare dal suo ingresso messianico in Gerusalemme.
Il tempo quaresimale continua fino al Giovedì Santo. dalla messa vespertina "nella cena del Signore" inizia il Triduo pasquale, che continua il Venerdì Santo "nella passione del Signore" e il Sabato Santo, ha il suo centro nella Veglia pasquale e termina ai vespri della domenica di risurrezione.
Partecipare alla celebrazione liturgica dovrebbe generare l'esperienza della visibilità - nei segni sacramentali - di ciò che è invisibile, di ciò che si trova sulla"altro lato" della realtà. Ma sembra ormai che gli uomini contemporanei vivano, invece, in un mondo autosufficiente e autogiustificato dove l'incontro, "in ascolto e obbedienza", con una realtà "altra" - la redenzione e la salvezza per "pura grazia", non come conquista - non sia percepibile, né tanto meno esaltato, nel momento liturgico.
Si direbbe quasi che le celebrazioni quotidiane e domenicali, anche quando non sono ridotte a mera abitudine, abbiano l'unico valore di gesto ripetuto, in una fede " nuda" e in una povertà di atteggiamenti e parole che non diventano senso, autentica esperienza di vita.
La Settimana Santa, scandita in tempi liturgici forti, è forse il solo momento in cui è ancora possibile una celebrazione vera, capace di imporsi ai ritmi profani del vivere quotidiano.
Si avverte allora, come una necessità imprescindibile, il tempo del silenzio e della meditazione personale, perché gli occhi sappiano vedere e il cuore possa ascoltare il Signore che rivive la Passione e la Risurrezione nei gesti e nelle parole della liturgia, evitando la banalizzazione di una curiosità o di un'emozione momentanea.
Celebrazioni, ascolto e meditazione possono trovare un aiuto nelle parole e prosatori che hanno visto con sguardo più profondo e hanno accolto con sensibilità particolare il mistero della Settimana Santa.
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