Domenica delle Palme 2021
Dal Vangelo secondo Marco Mc 14,1-15,47
Il vangelo secondo Marco dedica uno spazio amplissimo al dramma della passione; è infatti facile constatare che un terzo del vangelo è dedicato al racconto degli ultimi giorni di Gesù. Ma anche il resto del vangelo è tutto orientato verso questo esito della vicenda di Gesù, per cui è rimasta famosa la definizione secondo cui il vangelo di Marco non è altro che una lunga introduzione al racconto della passione.
Il racconto vero e proprio della passione può essere letto seguendo alcune linee di fondo che molti esegeti identificano sostanzialmente così:
· La passione è la conclusione della vita di fedeltà di Gesù, interamente dedicata alla causa del regno e totalmente spesa per gli altri, come “servo”;
· Gesù è il Figlio dell’uomo che, passando attraverso le sofferenze impostegli dalla violenza umana, viene riconosciuto e glorificato da Dio;
· La morte di Gesù, proclamato Figlio di Dio dal centurione, viene presentata come la manifestazione di Dio, della sua potenza che opera nella debolezza.
Leggere il racconto della passione perciò non può significare soltanto la soddisfazione di una curiosità sul “processo” più importante della storia”, ma decidersi per una vita autentica, un cammino di libertà dalla logica facile del mondo. Si tratta, per dirla con l’apostolo Paolo, di accogliere lo scandalo e la follia della croce, nella ferma convinzione che ciò che è stoltezza di Dio, è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini (1Cor 1,25).
Limitiamo il commento solamente ad un piccolo brano, Mc 15,20-21.
Gesù viene condotto fuori dalla città, e lì messo a morte. Marco lo ha già accennato in precedenza, nella parabola dei vignaioli omicidi, parlando del figlio che il padrone aveva inviato ed era stato poi ucciso dai servi e buttato fuori dalla vigna.
Gli uomini vorrebbero che Cristo fosse separato dal resto del popolo, dalla convivenza umana; la sua morte deve essere una morte che avviene fuori, una morte che non ha niente a che fare con questo popolo, che lo separa da esso. Perciò deve essere espulso come un malfattore. Eppure, precisamente attraverso questo essere buttato fuori dal suo popolo, Cristo ricostruisce un nuovo popolo. Quel luogo “fuori della città” dove Cristo viene condotto diventerà infatti il luogo di un nuovo raduno; da lì le donne verranno inviate con l’annuncio di una nuova convocazione dei discepoli: Andate, dite ai discepoli e a Pietro che li precede in Galilea (Mc 16,7). Dunque questa esclusione raccoglierà in realtà il popolo di Dio, la nuova comunità, attorno a lui.
Per giovani
Il volto: l’apparire e l’apparenza
Appunti per un viaggio spirituale
Per incontrare Gesù tra presente e futuro.
Avere un nome
Occorre ricordare perché occorre sperare, occorre sperare perché senza speranza tra gli umani non si stringerebbero rapporti, ma solo contratti. Nemmeno tu senza speranza avresti la possibilità di dare una forma alla tua vita in un legame con qualcuno: ogni volto ti apparirebbe minaccioso, foriero di inquietudine. E tuttavia, che il tuo volto ne incontri un altro amandolo, è questione di vita o di morte. È una necessità: ciò che è giusto e degno dell’uomo. Dunque anche per te. Essere legati alla fine è il senso della vita. Essere salvati dagli occhi e dalle parole di un a(A)ltro che riconosce la nostra identità e la accoglie. Qualcuno che guarisce la nostra solitudine di animali facendoci diventare uomini. Il tuo nome ne è la prova: è sempre un altro che ti chiama per nome. Il nome di ciascuno di noi esiste paradossalmente soprattutto per gli altri. Perché ci possano riconoscere, chiamare, amare: perché ci facciano esistere. Accanto a un volto, un suono che lo rende, vivo, degno e affascinante.
Alterità
La diversità non si contrappone all’unicità, tanto da temere il diverso, ma la completa aprendola all’Altro. Considera il tuo stile di vita, i tuoi giudizi su gli altri: quanto sei disposto a incontrare il diverso? Sei capace di leggere in esso l’impronta di Dio? Di un Dio che è altro, ma che è anche prossimo?
Pre-adolescenti (I-II-III media)
VIVERE TRA AMICI
Salmo 38
Signore, mio Dio, in te ho trovato rifugio:
salvami da chi mi perseguita e liberami,
perché non mi sbrani come un leone,
dilaniandomi senza che alcuno mi liberi.
Signore, mio Dio, se così ho agito,
se c'è ingiustizia nelle mie mani,
se ho ripagato il mio amico con il male,
se ho spogliato i miei avversari senza motivo,
il nemico mi insegua e mi raggiunga,
calpesti a terra la mia vita
e getti nella polvere il mio onore.
Sorgi, Signore, nella tua ira,
àlzati contro la furia dei miei avversari,
svégliati, mio Dio, emetti un giudizio!
Il Signore giudica i popoli.
Giudicami, Signore, secondo la mia giustizia,
secondo l'innocenza che è in me.
Cessi la cattiveria dei malvagi.
Rendi saldo il giusto,
tu che scruti mente e cuore, o Dio giusto.
Il mio scudo è in Dio:
egli salva i retti di cuore.
Dio è giudice giusto,
Dio si sdegna ogni giorno.
Segui pagina 72-73 del sussidio della quaresima: “Dico a te alzati”.
Nessun commento:
Posta un commento