Nasce in un tempo particolare un "diario in rete".

Tinkunakama, parola in lingua quechua che potrebbe avvicinarsi alle traduzioni: fino a quando ritorneremo ad incontrarci, oppure ancora: fino alla prossima volta.

Un saluto che non pone fine alla relazione, ad un incontro avvenuto, ma spalanca la speranza futura.

Ci rivedremo, per il momento ti porto nel cuore!

mercoledì 31 marzo 2021

#5 PROFUMO DI VITA








Come da fessura

nella notte estrema

filtra senza ferire

una luce

intenerimento

dell’angoscia.

Presenze lievi

come di mistero,

sussurri di vita

nel giardino della tomba vuota,

tra le porte

schiuse del cenacolo,

nel profumo di pesce arrostito

sulle sabbie estasiate

del litorale:

è il Signore.

Perché piangi, Maria?

Non cercarlo

tra cose morte.

Accendi un lume

alla tua finestra

e sia segno nella notte

che è passato di qui,

oggi, il Vivente, il risorto.

  

don Angelo Casati

 

Oggi, il vivente, il risorto.

Credere non è cosa da poco. Affidarsi a qualcuno, tantomeno. Sperare, forse si, quello fa parte della nostra vita. Situazioni particolari portano la vita a desiderare qualcosa di migliore per il futuro, o chissà anche, e meglio ancora, per il presente. Contesi tra passato e futuro, ma mai contemporanei del presente. 

Siamo giunti ai giorni della Pasqua, giorni preziosi e gioiosi della nostra vita. 

Il giardino del riposo, trasformato in un luogo d’incontri e assenze è immagine di tranquillità, serenità e pace. Ma non è così!

Quel corpo deposto qualche ora prima, non c’è! L’hanno rubato, l’hanno spostato, dove l’hanno posto, come poter piangere sulla sua tomba ormai vuota?

 

 

Chi ha consumato il suo Dio

a furia di pregarlo e di ripregarlo

per la paura di viver tutto e non capire

per la vergogna mai digerita

di dover anche morire

 

Ki, DVDS

 

 

Una canzone dal titolo “Ki”, s’interroga sui tanti perché del mondo, cercando risposte e associando ad esse un fantomatico soggetto, senza però trovare una soluzione abbastanza convincente e convinta. Si cerca un “qualcuno” che possa aver fatto questo o quello, ma “chi” o “ki” sarà?

La strofa della canzone rimanda a qualcosa che nessuno vorrebbe mai sfiorare: la morte. 

Tutti sappiamo che prima o poi arriverà e… sarà un nuovo inizio di vita, l’eternità. 

Ogni giorno, ormai da un anno a questa parte, un numero di morti accompagna le principali notizie dei quotidiani e telegiornali, ma sembra quasi che non ci scalfisca più di tanto, perché i defunti, fortunatamente, si sono ridotti rispetto ai mesi scorsi. Dissimuliamo la questione numero ridotto, senza pensare che accanto ad ogni persona c’era qualcuno, una famiglia, un amico, una comunità. Opacizzati dalla notizia, non ci sforziamo di intravedere la luce. Nemmeno i morti scalfiscono più la nostra vita, e soprattutto le giornate passano troppo velocemente per fermarsi e riflettere su quanto stiamo vivendo.

Bisognosi come siamo di informazioni, delle volte le più disparate, ci arricchiamo le ore alla ricerca di luci vacue, perdendo la LUCE VERA. 

Come non reagire alla notizia della morte di una persona? I nostri cuori si sono improvvisamente congelati? Siamo diventati tutti asettici ai sentimenti, alle emozioni, al dolore, alla gioia? Non sarà che anche la morte stia diventando un evento di marketing?

 

L’incontro fra le donne e l’angelo che ascolteremo nel vangelo della Veglia Pasquale è tutto centrato sulla proclamazione “È risorto, non è qui” che sarà alla radice del Credo cristiano. L’annunzio pasquale è accompagnato da due elementi di rilievo. Il primo è quello della missione: le donne devono annunziare ai discepoli la Pasqua del Signore. Esse, considerate ultime nella cultura orientale, sono le prime a essere le testimoni della risurrezione. Il secondo elemento è nella loro reazione, contrassegnata dalla paura e dallo spavento. È un dato caratteristico nelle epifanie divine: il mistero appare come una realtà terribile che svela la distanza infinita tra il Creatore e la creatura. Ora le donne, incontrando l’angelo, sono messe in contatto con la rivelazione stessa di Dio che mostra loro la straordinaria potenza della risurrezione all’interno della vicenda umana. 

 

Consumiamo pregando e ripregando il Signore per tutti i nostri problemi, forse per paura?

La tenerezza di Dio che è Padre l’abbiamo messa da parte, come la commozione umana. Non possiamo mostrarci al mondo come siamo? Dobbiamo costruirci una facciata, imbellettarci il volto e “apparire” (non come il Risorto purtroppo) davanti ad un palcoscenico che sicuramente non ci sta aspettando.

Immagino le lacrime agli occhi delle donne del vangelo mentre andavano al giardino per pregare il loro Signore e Maestro. Non si sono “tirate a lustro”, ma di buon mattino, uscite dalle loro case si sono incamminate verso quel luogo di riposo. Cuori pesanti e tristi accompagnavano i loro passi, voci sommesse e altalenanti miste a singhiozzi saranno stati i loro discorsi, e poi… occhi sgranati nel non trovare Colui che cercavano.

 Non so se è l’età che avanza, il momento faticoso della pandemia che ci circonda e abita le nostre case, le responsabilità che incombono sulle tre comunità parrocchiali, ma non ho perso il dono della commozione alla gioia e al dolore, soprattutto alla sofferenza. Lo scorso anno abbiamo salutato 27 persone delle nostre comunità! Non è solamente questione di numeri, che come dicevo prima, ormai non ci scalfiscono quasi più, ma dietro ogni volto c’era un una storia, altri volti, gioie e sofferenze, legami intessuti nel corso degli anni…

Care comunità, non spegniamo lo schermo dei nostri visi come spegnere il cellulare (anche se questo ogni tanto sarebbe un bel gesto da fare), sentiamoci solidali e attenti a qualsiasi vita che incontriamo.

Non utilizziamo solamente antiparassitari per le foglie, per essere sempre verdi, ma annaffiamo le nostre radici che stanno soffrendo per molte cause. Curiamo la chioma, ma un colpo di vento smuove la nostra stabilità.

 

 

 

Il giorno di Pasqua

 

Restiamocene tranquilli, a occhi chiusi, un istante prima che si levi l’alba del giorno della Risurrezione. È ancora notte fonda, ma già in due o tre case di Gerusalemme c’è qualcuno in movimento. Lumi che si accendono, donne frettolose che si pettinano e vestono. Il Sabato è finito, ed una stella incomparabile, approfittando di tutto quel firmamento che sta abdicando attorno a lei, irradia il volto della nostra prima domenica. Il gallo del calzolaio si prepara ad accettare la sfida che gli è stata lanciata dal compagno dell’altra sponda del Cedron. Non è più la Pasqua degli Ebrei: è la Pasqua dei cristiani! Guardate, ascoltate! Nel silenzio ebraico, all’incrocio di tre strade, avviene un incontro di donne velate che si interrogano sottovoce: “Chi toglierà per noi la pietra dal sepolcro?”. Chi la toglierà? Il profumo che esse portano con loro si incarica di rispondere! E così la speranza irresistibile che è nel loro cuore, e l’emanazione di ingredienti mistici nel cuor della notte, preparati dalle mani stesse dell’aurora. Secoli riuniti, santa composizione, la cui dilatazione progressiva come ha poco fa vinto il sonno, così ora si mette in marcia per trionfare della morte! Degli altri avvenimenti di quell’immensa mattina, l’eco smarrita e incoerente dei quattro Vangeli fa ancora risuonare, ad ogni nuova primavera, tutte le chiese della cristianità.

 

 

 

P. Claudel, Credo in Dio

Le ore passano sempre più veloci, e Pasqua è ormai alle porte. 

Prima della gioia della Risurrezione però, sforziamoci di camminare nei giorni della Settimana Santa. Sappiamo bene dove ci conduce, soprattutto nel Triduo Pasquale, ma non sarà il saluto del Giovedì Santo, oppure la morte del Venerdì Santo, e nemmeno il silenzio del Sabato Santo che ci abbatterà, ma solamente la Luce nuova della Domenica di Pasqua che profumerà nuovamente le nostre vite.

 

Auguri di una Santa Pasqua!

Un abbraccio profumato

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spoglia è la croce

e nuda

respira la risurrezione.

 

don Angelo Casati

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