Guarigione IV domenica del T.O. 2021
Dal Vangelo secondo Marco Mc 1, 21-28
Gesù ha incominciato a parlare del regno di Dio senza darne alcuna spiegazione, lasciando aperta l’attesa sul modo con cui intendeva dare corpo a quell’annuncio. Niente farà capire meglio il volto del Dio di Gesù che la narrazione di come lo stesso Gesù entra nel tempo e nello spazio quotidiani degli uomini. Nella successione delle ore, dal mattino alla notte, la giornata di Gesù è racchiusa tra i due luoghi della preghiera, quella pubblica nella sinagoga e quella privata nella solitudine di un sito deserto; essa, poi, si svolge in due spazi tipici
della vita quotidiana: la casa e la porta che dà sulla piazza, il privato e il pubblico. Dunque: l’ascolto e il servizio della Parola, l’esperienza dell’ospitalità e della fraternità, il servizio a chi è nella sofferenza e la preghiera, sono i pilastri della giornata del Figlio di Dio.Il brano di questa domenica si limita al primo momento della giornata di Gesù, quello trascorso nella sinagoga. È questo il luogo dell’ascolto e della preghiera pubblica; è lì che Gesù opera come maestro e viene riconosciuto come tale.
L’autorità della parola di Gesù è dovuta anche al fatto che essa non resta solo “parola”, ma si traduce in gesti. Marco racconta qui quello che per lui è il primo miracolo di Gesù: la guarigione di un uomo prigioniero del demonio. Un miracolo che illustra bene l’autorità della parola di Gesù: essa è realmente capace di guarire, e proprio per questo ha autorità, perché è parola che libera chi la incontra. Marco non la presenta, però, come una semplice guarigione da una malattia, bensì come un atto di liberazione che non toglie solo un male particolare, un problema fisico, ma che toglie l’uomo da un cattivo sistema di vita che è più grande di lui e di cui è prigioniero.
“Taci, esci!”. La parola di Gesù impone il silenzio al demonio, che pure sembrava dire una cosa giusta: ma anche le parole più sante vengono travisate quando sono pronunciate da uni spirito impuro. In realtà per capire davvero il mistero di Gesù, e quindi capire il senso dei miracoli, occorre mettersi a seguirlo, cosa che il demonio non sa fare, e seguirlo fino a Gerusalemme.
Chi ascolta il Signore può attendersi di essere liberato da ogni schiavitù e in primo luogo dalla schiavitù della parole false e ingannatrici, che vengono ridotte al silenzio.
Per giovani
Il volto: l’apparire e l’apparenza
Appunti per un viaggio spirituale
E non ti vedo, come non vedo l’aria che respiro e la luce profonda che colora.
Come per incanto
Succedono davvero di questi ordinari miracoli nella banalità degli incontri quotidiani. E tutto succede sempre senza che questo arrivi alla nostra consapevolezza: anzi magari proprio mentre i nostri ragionamenti tentano di dire che è il contrario. Che gli altri ci consentano di vivere accade senza saperlo, senza che ce ne accorgiamo. Ma accade sempre. Ne abbiamo un bagliore di consapevolezza quando ci capita di fare una nuova amicizia, un incontro interessante: avrai avvertito, se ti è capitato, che tutto avviene per incanto, come per miracolo senza calcoli e senza previsioni, senza decisioni.
Ogni legame sorprende letteralmente due persone quando tutto è già accaduto. Ci sono esperienze della vita che sono come i miracoli: sembra che tutto accada senza fatica, che la strada della vita si apra da sola e spontaneamente sotto i tuoi piedi e che non costi nulla incamminarsi. È un’esperienza di grazia.
Fatalità
Ci sono due modi di intendere ciò che accade: uno che riconduce tutto ciò che avviene a un piano preordinato e un altro che afferma la dipendenza del caso. Entrambi sono alienanti, pongono l’uomo al di fuori della storia e della possibilità di scegliere per essa.
Pre-adolescenti (I-II-III media)
Io sono un albero
L’albero dell’incenso
L’albero dell’incenso in realtà si chiama “boswellia”. È una pianta non molto alta, che si allarga a ombrello e che cresce in paesi particolarmente caldi. L’incenso è la resina che il tronco trasuda grazie a delle incisioni che l’uomo compie in alcuni periodi dell’anno.
Dalle ferite del tronco esce, goccia dopo goccia, un succo bianco, lattiginoso che appiccica. Quando questo liquido asciuga al sole si rapprende in granuli di colori diversi, dal bianco al rosso ruggine, e diventa incenso.
L’incenso è quindi una resina che se bruciata o riscaldata rilascia un profumo intenso, molto particolare. I fiori della boswellia sono bianchi a cinque petali e riuniti a grappolo. L’albero che produce l’incenso è l’albero dell’adorazione perché il profumo prezioso che sale al cielo è segno della preghiera e della consacrazione a Dio. La preziosità dell’incenso che si offre nell’adorazione è accresciuta dal lungo processo di produzione che richiede una paziente attesa: il tempo impiegato per raccoglierlo viene offerto al Signore come dono in riconoscenza della vita che ci ha donato, il tempo senza fine.
L’incenso nella bibbia
L’incenso è la resina che cola dal tronco e viene raccolta e fatta cristallizzare. La particolarità di essere profumata e di liberare un fumo odoroso che pervade lo spazio l’ha resa uno dei segni rituali dell’ebraismo e del cristianesimo. Nella Bibbia ritorna più volte una rilettura simbolica del rito dell’incensare come figura dell’esperienza spirituale: l’incenso bruciato come si faceva nei sacrifici per cui l’offerta veniva distrutta dal fuoco.
L’incenso, come simbolo dell’offerta rituale, diventa anche segno del dono e dello scambio, così indica la visione di Isaia, che anticipa la venuta dei Magi a Betlemme, i quali offrono al bambino, che sono venuti ad adorare, oro, incenso e mirra.
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