Nasce in un tempo particolare un "diario in rete".

Tinkunakama, parola in lingua quechua che potrebbe avvicinarsi alle traduzioni: fino a quando ritorneremo ad incontrarci, oppure ancora: fino alla prossima volta.

Un saluto che non pone fine alla relazione, ad un incontro avvenuto, ma spalanca la speranza futura.

Ci rivedremo, per il momento ti porto nel cuore!

mercoledì 27 gennaio 2021

MERCOLEDI DELLA III SETTIMANA DEL T.O.2021

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 4,1-20
In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva.
Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c'era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un'altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato».
E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l'ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l'accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l'accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».

La parabola classica del seminatore trova una spiegazione immediata da parte di Gesù stesso, che prospetta diverse possibili reazioni di fronte alla parola di Dio. In un interludio del racconto egli ricorre a Isaia 6,9-10 per fare un bilancio piuttosto negativo circa l'esito della sua predicazione; tuttavia di fronte a "quelli che sono fuori" c'è sempre il gruppo di discepoli che accolgono e vivono il mistero del regno di Dio, permettendo così alla "parola" di fruttificare.

martedì 26 gennaio 2021

MARTEDI DELLA III SETTIMANA DEL T.O. 2021 SS. TIMOTEO E TITO

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 10,1-9

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: "Pace a questa casa!". Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: "È vicino a voi il regno di Dio"».


Gesù prepara i discepoli per il ministero che dovranno compiere dopo che egli li avrà lasciati. Il numero settantadue indica la dimensione universalistica della salvezza, infatti secondo un'antica concezione giudaica i pagani erano sparsi nel mondo intero esattamente in settantadue nazioni. L'unica preoccupazione dei discepoli sarà di testimoniare l'avvento del regno di Dio con piena libertà di spirito.


lunedì 25 gennaio 2021

LUNEDI DELLA III SETTIMANA DEL T.O. 2021 CONVERSIONE DI SAN PAOLO

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 16,15-18
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

Come all'annuncio della buona notizia Gesù aveva fatto seguire l'esortazione a "credere al Vangelo", così al mandato conferito agli apostoli di "proclamare il Vangelo a ogni creatura" egli pone come riscontro la corrispondenza personale degli ascoltatori, che deve consistere nella piena adesione non solo dell'intelligenza, ma anche della volontà e del cuore. Il messaggio universale di salvezza ha avuto in Paolo il protagonista più convinto, il profeta più autorevole, l'apostolo più carismatico.

sabato 23 gennaio 2021

III DOMENICA DEL T.O. 2021

CONVERSIONE                                                                             

                                                      III domenica del T.O. 2021


 

 

Dal Vangelo secondo Marco Mc 1,14-20

 

Prestiamo attenzione soprattutto ai primi versetti che rappresentano il programma dell’attività di Gesù. Anzitutto, chi è quel Gesù che entra in scena come annunciatore del vangelo? Il lettore di Marco finora sa di lui poche cose, ma di grande importanza: Gesù comincia a predicare dopo essere stato colmato dell’esperienza di Dio che, al Giordano, lo ha dichiarato suo Figlio e Servo. Nel deserto poi egli ha “imparato” l’obbedienza e la dedizione completa, filiale, al progetto del Padre e ha già sconfitto Satana con la sua pretesa di autonomia rispetto a Dio. Gesù dunque si presenta come colui che ha vissuto l’esperienza gioiosa di un rapporto profondo, nuovo e unico con Dio, un’esperienza che lui ora propone a tutti come quella che può cambiare l’uomo e il mondo.

Quale allora il contenuto del suo annuncio? Gesù predica che “il regno di Dio si è avvicinato”. Egli suppone che i suoi uditori sappiano almeno qualcosa del significato di questa espressione: ”regno di Dio”. Tutto quello che un ebreo poteva capire della buona notizia di Gesù. Gesù, infatti compirà gesti che dicono la novità: radunerà attorno a sé il germe di un popolo nuovo cui affiderà una legge nuova di libertà; mostrerà, attraverso i miracoli, i primi segni di una creazione rinnovata; aprirà la via ad un mondo più umano, manifestando il volto d’amore di Dio. Marco, ha preparato il suo lettore fin dall’inizio a capire il senso vero del messaggio di Gesù, è il portatore del messaggio, cioè Gesù stesso. In Gesù abbiamo l’immagine definitiva di che cosa è il regno di Dio, e lungo il suo vangelo diventerà sempre più chiaro che la causa del vangelo del regno e la causa di Gesù sono la stessa cosa.

Perciò Gesù non fa come i maestri del tempo, soprattutto i rabbini della corrente farisaica, che raccoglievano attorno a sé dei discepoli per far loro studiare la legge, ma chiama a sé un gruppo di discepoli per proporre loro una comunanza di vita con lui nella condivisione della sua preoccupazione per gli uomini: “vi farò pescatori di uomini”. Essi non sono capaci di avere da sé questa preoccupazione, ma è Gesù che la crea in loro con un atto sovrano, con la forza della parola stessa che li chiama.

L’offerta di Gesù, il regno di Dio, non consiste nella proposta di concetti nuovi, ma è un evento, è l’affermazione che Dio è all’opera nel mondo, per l’uomo.

Infine, dove predica Gesù? Dopo essere stato al Giordano e nel deserto, egli si presenta ora in Galilea. Non si ferma nel deserto, come era la proposta del Battista o di altre correnti ebraiche dell’epoca; non pretende, dunque, che gli uomini escano dal loro ambiente per realizzare un cammino penitenziale. Ma rende possibile la conversione là dove essi vivono, appunto perché il regno intende raggiungere un uomo che esercita quotidianamente il mestiere di vivere come tutti gli altri, offrendogli una pienezza di vita.

Per giovani 

Il volto: l’apparire e l’apparenza

Appunti per un viaggio spirituale

 

 

Tu hai guidato con segreta provvidenza la via della mia esistenza, tu hai disposto le tappe del mio cammino.

San Paolo VI

Noi siamo gli altri 

 

Così fa l’altro con noi. Dovremmo dire per noi. In nostro favore. Sappiamo chi siamo e che ci siamo solo perché c’è qualcun altro che ci riconosce. Certo, questa è esperienza quotidiana: ci vuole un po' di fatica e di riflessione per costatare che succede davvero così tutte le volte che abbiamo a che fare con gli altri.

Accade continuamente che l’altro contribuisca in modo determinante a costruire la mia identità. Gli altri ci fanno vivere. Se sei, sei in relazione a qualcuno. Se sei, sei per qualcuno: in favore di e grazie a. 

Prossimità 

Gesù ci insegna che la nostra vita è una vita di prossimità, di comunione, appunto. Quali sono i luoghi dove sperimenti questa vicinanza con l’altro? Sei uno che si lascia avvicinare facilmente, oppure il tuo volto lo rivolgi solo a pochi privilegiati? Il volto ci introduce in un contesto sociale, ne sei convinto?

Pre-adolescenti (I-II-III media) 

 

Io sono un albero

 

L’abete

 

L’abete è l’albero natalizio per eccellenza. I suoi aghi verdi non cadono mai e, nel bosco, mentre tutte le altre piante sono spoglie e prive di vita, i suoi rami sembrano l’unica fonte di speranza per la vita nuova che si manifesterà in primavera. La notte di Natale è la più lunga dell’anno: il freddo dell’inverno e il buio del cielo fanno pensare alla morte, ma la presenza verde dell’abete ricorda che c’è ancora vita negli alberi spogli: una vita nuova che aspetta a manifestarsi, e che comunque è presente. Per questo l’abete è associato alla nascita, cioè alla novità che rallegra e dona speranza. L’abete, in Europa, è anche l’albero più alto, quello che sfiora il cielo più di tutti e che fa da sentinella: scruta l’orizzonte più lontano per vedere quando il sole tornerà a visitare la terra. L’abete è l’albero di Natale perché a Natale si festeggia la salvezza, la nuova vita, che Gesù ha portato agli uomini, una salvezza che è fonte di speranza e gioia per tutti gli uomini della terra.

 

L’abete nella bibbia

 

Pur essendo un albero nordico, l’abete è citato anche nella Bibbia. È, insieme al cedro del Libano, il legno più pregiato e regale: Salomone lo utilizza per la costruzione del tempio di Gerusalemme.

Nel libro di Isaia l’abete, insieme al altre specie “nobili” di alberi, è il segno della benedizione e del rendimento di lode al Creatore.

 

 

 

 

 

 

 

 


 

venerdì 22 gennaio 2021

SABATO DELLA II SETTIMANA DEL T.O. 2021

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 3,20-21
In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare.
Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».

Ancora Gesù tra una folla opprimente. Solo "i suoi", cioè i parenti, vedono nel comportamento di Gesù qualcosa di anormale, che può compromettere il buon nome della famiglia. Il vangelo suscita sempre gli oppositori; ma è anche attraverso questo mistero che passa la garanzia della sua sublimità.

giovedì 21 gennaio 2021

VENERDI DELLA II SETTIMANA DEL T.O. 2021

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 3,13-19
In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.
Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.


Gesù scelse i dodici con una sua libera iniziativa. Il numero "dodici" significa che essi stanno a fondamento della Chiesa così come le dodici tribù fondarono l'antico popolo d'Israele. La caratteristica dei chiamati è duplice: l'intimità con Gesù e la sua missione. Le figure dei singoli ci dicono che Gesù ha scelto perone con qualità umane diverse: non tutti grandi, non tutti santi, ma tutti considerati da lui come suoi amici.

GIOVEDI DELLA II SETTIMANA DEL T.O. 2021

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 3,7-12
In quel tempo, Gesù, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui.
Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo.
Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.

Marco ci presenta Gesù profondamente inserito nel contesto umano: i discepoli, i malati, gli indemoniati, e soprattutto le grandi folle anonime che lo circondano e addirittura "lo schiacciano" e non gli danno tregua. Il segreto di questa capacità d'attrazione è paradossalmente  la sua qualifica di Figlio di Dio, che viene confessata persino da quelli che sembrano i più lontani, come "gli spiriti impuri".


mercoledì 20 gennaio 2021

MERCOLEDI DELLA II SETTIMANA DEL T.O. 2021

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 3,1-6
In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo.
 
Egli disse all'uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all'uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita.
 
E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

Il brano di vangelo odierno ci propone subito un'eloquente applicazione del principio enunciato da Gesù in quello di ieri. Si confrontano ora un uomo malato e la legge del riposo nel giorno di sabato. Dalla parte della legge sono schierati i farisei e la pubblica opinione, quasi a rendere impossibile una sua infrazione; ma Gesù, non senza rattristarsi per la durezza di questo atteggiamento, si dichiara apertamente dalla parte del sofferente e lo guarisce, concedendo così la priorità assoluta alle necessità della vita umana.

martedì 19 gennaio 2021

MARTEDI DELLA II SETTIMANA DEL T.O . 2021

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 2,23-28
In quel tempo, di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe.
I farisei gli dicevano: « Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell'offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni?».
E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato».

In una delle frasi più celebri, Gesù proclama la superiorità dell'uomo su ogni forma di legislazione mortificante, anche religiosa. Il valore supremo infatti non è l'astrattezza di una norma o di una ideologia, ma è la persona umana in tutta la sua concretezza. Questo principio rivela anche Gesù come libero "signore" delle istituzioni umane.

LUNEDI DELLA II SETTIMANA DEL T.O. 2021

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 2,18-22
 
In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
 
Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno.

 Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».


Il messaggio di Gesù non è un rattoppo sui guasti delle costruzioni umane, né la sua novità si può costringere nelle forme della religiosità tradizionale. Esso invece ha una forza erompente, rinnovatrice, e tende a formare un uomo interamente nuovo. Gesù è come uno sposo: egli offre ai convitati una nuova dimensione festosa, che non ha nulla a che fare con certe forme penitenziali esterioristiche.


II DOMENICA DEL T.O. 2021


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Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 1,35-42

 

Anche per il vangelo di Giovanni, come per i sinottici, il ministero pubblico di Gesù inizia con la chiamata dei primi discepoli, ma grande è la differenza con cui viene presentato il loro primo incontro con il maestro.

Mentre in Marco e Matteo la chiamata dei primi è fatta direttamente da Gesù, qui invece è il Battista che indirizza i primi due discepoli a Gesù. Se Matteo e Marco sottolineano la prontezza della risposta da parte di quegli uomini che erano intenti alla pesca, il quarto vangelo evidenzia che un testimone (il Battista) fa da tramite tra loro e Gesù. Essi inoltre sono presentati come persone in ricerca, a tal punto che si sono messi alla scuola di un maestro autorevole come il Battista.

Alcuni insegnamenti preziosi:

1.     L’importanza dei testimoni per incontrare Gesù. Il battista è l’immagine di tutti coloro che, dando testimonianza autentica di Gesù, rimandano a lui e conducono a lui altri che desiderano conoscerlo

2.     I discepoli domandano non solo “dove abiti”, ma “dove dimori”. La dimora di Gesù non va infatti presa semplicemente nel senso banale di “luogo di residenza”: nel vangelo di Giovanni, il verbo dimorare ha un significato ben più profondo. Con la loro domanda i discepoli chiedono: facci vedere il segreto della tua vita, quel segreto che il vangelo mostrerà essere la sua intima unione col Padre.

3.     Dopo l’incontro dei primi due discepoli, ne seguono altri, in una successione che dice la fecondità della testimonianza nata dall’aver trovato il Signore. Giovanni colloca a questo punto la chiamata di Pietro, che viene condotto a Gesù dal fratello Andrea. (Stavano cercando insieme, entrambi accomunati dal desiderio di trovarlo). Ma la chiamata del fratello non servirebbe a niente, se poi non fosse Gesù stesso a chiamare.

4.     Gesù fissa lo sguardo su Simone e dice: ti chiamerai Cefa; la trasformazione del nome indica la trasformazione della persona, attraverso l’amore. In questo caso la parola Cefa (roccia) ha anche un significato ecclesiale: il vangelo di Giovanni riserva un grandissimo ruolo a Pietro, chiamato a pascere le pecore di Gesù. Ma Pietro non può dimenticare mai di essere un discepolo, uno che vive per la grazia di essere stato chiamato.

 

Per giovani 

Il volto: l’apparire e l’apparenza

Appunti per un viaggio spirituale

 

 

Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle che sono e quelle che accadranno dopo.

Apocalisse 1

Rivelazione 

 

Cosa mi fa l’altro quando lo incontro? Fa questo: mi parla di me. In tanti modi dice quello che io sono.

Mi ri-conosce, nel senso che mi conosce in altro modo rispetto a quello col quale mi conosco io: o credo di sapere di me.

Dall’altro (in tanti modi) vengo a sapere di me stesso: di quello che sono nell’agire piuttosto che di quello che credo di essere; e per questo cercherò di agire affinché il modo con cui l’altro mi ri-conosce sia lo stesso di quello col quale mi conosco io.

L’altro in qualche modo fa conoscere me a me stesso: mi rivela. Nell’esperienza dell’incontro con l’altro fa capolino anche l’intuizione che la vita è fatta anche del dovere. Quello che se deve fare i conti con quello che dovresti essere: la prima elementare forma con cui il senso del dovere affiora alla nostra attenzione è appunto del volto dell’altro.

Moralità 

Riconoscere il volto dell’altro significa riconoscere un fratello, un simile che non si può uccidere perché è terribilmente prossimo.

Pre-adolescenti (I-II-III media) 

 

Io sono un albero

 

Il carrubo

 

Il carrubo è un albero alto, imponente, con un tronco massiccio, con delle foglie spesse e sempreverdi. I suoi frutti, che non si mangiano solitamente di chiamano carrube. Si tratta di baccelli con una buccia molto spessa e una forma vagamente schiacciata sui lati. Questi baccelli, marroni quando sono maturi, custodiscono una polpa rossastra, che è ciò che si mangia, e dei semi molto duri non commestibili. Il frutto ha un sapore dolciastro, simile al cioccolato, e viene considerato un cibo per i poveri, per chi non ha altro con cui sfamarsi. La tradizione cristiana associa questo albero a Giovanni Battista e al suo stile di vita essenziale, ascetico. Giovanni non sedeva ai banchetti dei ricchi, ma si accontentava di ciò che trovava per strada, tra i rami degli alberi. Essendo le carrube un frutto molto duro da masticare, anche se dolce, non era molto ricercato, ma Giovanni lo raccoglieva e mangiava come forma di penitenza.

 

Il carrubo nella bibbia

 

I frutti del carrubo sono considerati un cibo di scarto, per i poveri più poveri. Nella parabola del padre misericordioso il figlio che ha lasciato la casa e dilapidato l’eredità si ritrova a fare il guardiano dei porci ed è costretto, per cibarsi, a mangiare di nascosto le carrube destinate ai maiali (Lc 15,16).

Le carrube sono ritenute dalla tradizione il cibo della penitenza di Giovanni Battista. In realtà questa attribuzione è dovuta a un fraintendimento con le locuste, l’alimento del Battista descritto dai vangeli, probabilmente poco comprensibile per la cultura occidentale che ha trovato nelle carrube una più plausibile traduzione per significare il mangiare dimesso e di penitenza del precursore.

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 


sabato 16 gennaio 2021

SABATO DELLA I SETTIMANA DEL T.O. 2021

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 2,13-17
In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

La vocazione del pubblicano Levi e un banchetto in compagnia di molti cosiddetti "peccatori" suscitano lo scandalo dei benpensanti della setta dei "farisei"; l'ipocrisia infatti è refrattaria alla misericordia di Dio e ai suoi modi di rivelazione. Gesù ne approfitta per chiarire che tra lui e i peccatori non esiste il rapporto disumano del dittatore con i ribelli, ma quello accondiscendente del medico con i malati.

venerdì 15 gennaio 2021

VENERDI DELLA I SETTIMANA DEL T.O. 2021

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 2,1-12

Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola. Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati». Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico "Ti sono perdonati i peccati", oppure dire "Àlzati, prendi la tua barella e cammina"? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te - disse al paralitico -: àlzati, prendi la tua barella e va' a casa tua». Quello si alzò e subito prese la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».


L'intervento di Gesù sul paralitico combina insieme il suo interessamento per il livello spirituale del peccatore e quello fisico per il malato. L'idea di salvezza si esprime così nella sua pienezza. Ma la precedenza data dalla remissione dei peccati ci rivela che non basta il benessere materiale da solo, se non si accompagna al nostro interiore rapporto con Dio, che in Gesù si fa nostro  salvatore.



giovedì 14 gennaio 2021

DONO #4

#4

dono

  

 

 

L’ospite della vigilia

 

Fuori c’era una nebbia densa come la polenta. Finita la mungitura mi ero dato da fare in cucina intorno al camino. Mentre s’ammucchiava un po' di brace, intagliavo la buccia alle castagne per poi metterle su. Al fornello bolliva la minestra.

 

Se in quella notte di Natale veniva a terra questa nebbia, perdeva la strada pure la stella cometa. Ma ci sono notti prescritte e devono capitare proprio a qual modo, limpide e pizzicate dal ghiaccio di una stella.

Bofonchiavo così mentre mi apparecchiavo il posto a tavola.

 

Soprapensiero avevo preso dalla dispensa due piatti anziché uno. E questo? Bah, se sei voluto uscire pure tu, stai lì, mi tieni compagnia. Mi capita di parlottare da solo, per sentire una voce. Mi piace dirmi qualcosa.

 

QUARTA

Locatello 

martedì 12 gennaio 2mila21

 

 

 

 

Les contemplations. Le mediant

(Le contemplazioni. Il mendicante)

 

 

 

Un povero passava nel gelo e nel vento.

Battei sui vetri: lui si fermò davanti alla mia porta, io aprii con aria gentile.

Gli asini ritornavano dal mercato portando i contadini accovacciati in groppa.

Era il vecchio che vive in una catapecchia sotto la salita, e sogna, aspettando, solitario, un raggio dal cielo triste, un soldo dalla terra, tendendo le mani verso gli uomini, e tendendole giunte verso Dio.

Venite a scaldarvi, gli gridai.

Come vi chiamate? – mi disse: - mi chiamo il povero – gli presi la mano: - entrate brav’uomo -.

Gli feci portare una scodella di latte.

Il vecchio tremava dal freddo, mi parlava e io gli rispondevo, pensoso, senza capirlo.

I vostri abiti sono bagnati, - dissi, - bisogna stenderli davanti al camino.

Si avvicinò al fuoco.

Il suo mantello, blu una volta, tutto mangiato dai vermi spiegato sulla calda fornace punteggiato da mille buchi nella luce della brace copriva il focolare, simile a un cielo stellato.

E mentre lui asciugava quel povero straccio da dove gocciolavano la pioggia e l’acqua dei pantani

io lo immaginavo, quell’uomo, colmo di preghiere, e sordo alle nostre chiacchiere, e guardavo la sua veste in cui vedevo costellazioni.

 

 

 

Victor Hugo


GIOVEDI DELLA I SETTIMANA DEL T.O. 2021

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 1,40-45

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va', invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.


La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. L'incontro con Gesù pone a confronto la miseria umana con la potenza divina, la totale fiducia con la totale misericordia, la grettezza dei pregiudizi con la libertà di comportamento, ma anche il desiderio di pubblicità con la ricerca del nascondimento.


martedì 12 gennaio 2021

MARTEDI DELLA I SETTIMANA DEL T.O. 2021

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 1,21b-28

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed erano stupìti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.

Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».

La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Taci! Esci da lui!
L'intervento della mano di Dio all'umanità bisognosa e confusa, trova ristoro in questa pagina di vangelo che apre il Tempo Ordinario, dopo la chiamata dei primi apostoli nel vangelo di ieri. Subito dopo aver scelto i suoi, Gesù, mostra loro la grandezza del Padre: AMORE per i suoi figli.
L'invito dopo 2mila anni a noi che tentiamo di credere è ancora quello: farsi prossimi ai più poveri e bisognosi, donandoci nel Suo nome.


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