Nasce in un tempo particolare un "diario in rete".

Tinkunakama, parola in lingua quechua che potrebbe avvicinarsi alle traduzioni: fino a quando ritorneremo ad incontrarci, oppure ancora: fino alla prossima volta.

Un saluto che non pone fine alla relazione, ad un incontro avvenuto, ma spalanca la speranza futura.

Ci rivedremo, per il momento ti porto nel cuore!

lunedì 14 dicembre 2020

III DOMENICA DI AVVENTO

III domenica di avvento 2020

Giovanni  1,6-8.19-20

 

 

Lo spunto per la riflessione su questo brano ci viene dal luogo in cui Giovanni Battista svolge il suo ministero, secondo il quarto vangelo: a Betania. Non è la Betania di Lazzaro, ma un’altra sconosciuta località al di là del Giordano; a parte però la posizione geografica, il significato stesso del nome (o almeno uno dei possibili significati) ha un valore simbolico che ben si armonizza con l’insieme del brano: casa della testimonianza o casa della risposta.

È una bellissima immagine di ciò che ogni nostra comunità deve diventare: comunità dove si dà testimonianza alla verità di Gesù Cristo. Il Battista è, secondo il vangelo di Giovanni, non un predicatore o un asceta, ma il modello per eccellenza del testimone.

La seconda annotazione geografica che conclude il brano di questa domenica è “al di là del Giordano”. Idealmente il lettore si deve collocare in quella regione, che non è solo geografica ma dello spirito: essa significa infatti il luogo dal quale si deve partire per entrare nella terra promessa, al di qua del Giordano. Cioè: per accogliere veramente la testimonianza di Giovanni è necessario prepararsi a fare il passaggio del Giordano, il che ora significa prepararsi a riconoscere Gesù, disponendosi sinceramente a fare il passo della fede.

È proprio questa diponibilità che manca agli interlocutori di Giovanni. La commissione ha solo il compito di indagare per conto dei capi, e già in partenza non mostra alcuna intenzione di aderire al messaggio del Battista; “domandano per impedire, non per sapere”, commenta acutamente S. Tommaso d’Aquino.

Il testo greco esprime molto bene: “voce di uno che grida nel deserto”, e non dice: “io sono”, ma semplicemente “io voce”, evitando di applicare quell’”io sono” che solo Gesù, la verità, può attribuirsi. Gesù solo dunque è la Parola cui la voce rimanda: la voce è il provvisorio, la parola è l’eterno e il definitivo; la voce ha molte modulazioni, la parola dice l’Unico capace di parlare a tutti; la voce si ascolta con le orecchie, la parola comporta che sia attento il cuore. In questo senso, il Battista continua ad essere anche noi la “voce” che ci rimanda all’ascolto e alla conoscenza più intima di colui che è già in mezzo a noi.

 

Per giovani 

Il volto: l’apparire e l’apparenza

Appunti per un viaggio spirituale


Viandante, le tue orme sono 

il cammino, e niente più;

viandante, non c’è cammino,

se non andando avanti.

AA.    Machado

Vedere e credere

 

Da come guardi dipende quello che trovi. Anche in un libro: se lo leggi senza attese trovi solo parole; ma se lo leggi con delle idee che interrogano trovi altre idee, trovi risposte. Figurati nella babele di persone, cose, parole, avvenimenti, odori, colori, sapori, emozioni che in ogni istante ci invadono. E se interrogassi la tua esperienza ti accorgeresti subito ciò che fora con facilità la tua attenzione fra tutto quello che esiste è sempre ciò a cui ti affezioni: c’è sempre qualcosa, che più di altre, riesce ad esercitare un’attrazione fatale, un fascino che la conduce dritta sotto il nostro naso, a chiedere la nostra fiduciosa attenzione. Ed è così per tutto, anche per gli odori, per i colori, per le persone, per le idee … per il Signore … Avere un volto significa dare costantemente credito a ciò che vediamo: una musica che senti in lontananza, una voce che racconta, il viso di una persona interessante. Prima di tutto c’è il fascino che attira i nostri occhi: solo dopo si torna con le parole a dire il senso di ciò che ci ha affascinato. Guardare le cose è prima di tutto credere: è la loro attrattiva a dimostrare che esistono. Avere fede è un atto che compiamo ogni istante che apriamo una delle porte dei nostri sensi.

 

Fedeltà

L’appartenenza a questo mondo ci impone una fedeltà alle cose, oltre che alle persone, una fedeltà gelosa a ciò che accade perché tempo di salvezza, la nostra: non ce ne sarà dato altro.


Pre-adolescenti (I-II-III media) 

Io sono un albero

 

Il tronco

 

Il tronco è la parte più solida dell’albero, quella, anche, che conosciamo meglio. Il tronco è anche quella parte dell’albero che unisce le radici, perse nel terreno, con i rami, sparpagliati nello spazio. Il tronco è un ponte che unisce il cielo con la terra. Il tronco è segno di identità e di unità: è lui che si ricorda quanti anni ha (basta contare i cerchi concentrici). Se dovessi pensare a te come a un tronco, come ti immagineresti? Grosso e imponente come un’antica sequoia, oppure leggero e flessuoso come un pioppo? La conosci la storia del fusto orgoglioso che non si piegava al vanto forte e che alla fine è stato spezzato?

 

La corteccia e la resina

 

La corteccia è quella parte di legno che ricopre tutto l’albero, tranne le foglie. La corteccia è un legno morto che difende la vita che racchiude. La resina, invece, è quella parte di energia che scorre sotto la corteccia. Se pensi a te stesso ti consideri uno con una corteccia spessa, cioè uno che non si preoccupa e non si commuove per niente? Oppure hai una corteccia inesistente, sei senza pelle, e qualunque inconveniente ti mette in ansia? La corteccia è utile se serve a difendersi, ma se diventa isolamento, indifferenza verso il mondo?

 

 

Adolescenti (dalla I alla V superiore)

 

Alterità e responsabilità – Emmanuel Levinas -

 

Fin dall’origine il volto dell’altro è comandamento. Mi guarda, mi riguarda. È sguardo. È responsabilità, giacché il volto parla. Il volto non è semplicemente una forma plastica, ma è subito un impegno per me, un appello a me, un ordine per me di trovarmi al suo servizio. Non solamente di quel volto, ma dell’altra persona che in quel volto mi appare contemporaneamente in tutta la sua nudità senza mezzi, senza nulla che la protegga, nella sua semplicità, e nello stesso tempo come il luogo dove mi si ordina. Questa maniera di ordinare è ciò che chiamiamo la Parola di Dio nel volto.

 

Quali volti rappresentano per te un appello?

Chi sono quei volti che ti parlano di Dio nella tua vita di ogni giorno?

Quanto sei disposto a guardare l’altro e lasciarti guardare?

Che cosa resta di te, togliendo tutto ciò che è maschera?

 

Dalla II alla V elementare

 

Continua col “calendario d’avvento …

Partecipa almeno una volta alla S. Messa durante questa settimana.


Preghiera prima dei pasti 

 


Padre misericordioso,

che hai mandato il tuo Figlio per darci la vita,

benedici noi e il cibo che stiamo per prendere,

tuo dono e frutto del nostro lavoro,

affinché, rinvigoriti nelle forze,attendiamo vigilanti la sua gloriosa venuta. 

Per Cristo nostro Signore. 

Amen.

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