Marco 1,1-8
La seconda domenica di Avvento è dominata dalla metafora della strada, complementare rispetto a quella della casa che si è notata nella domenica precedente. Se a proposito della casa, si evidenziava la Chiesa come fraternità dove ciascuno ha una sua opera da svolgere con vigilanza, ora prevale l’idea della Chiesa come popolo che si forma mettendosi in cammino.
Il vangelo si apre con una citazione scritturistica che, in realtà, deriva dalla fusione di diversi passi anticotestamentari, di esodo 23,20 e Malachia 3,1. Dunque, la strada del Signore e la strada del popolo, nello stesso tempo: un popolo che si mette in cammino e un Dio che cammina verso l’uomo e con l’uomo.
Il vangelo, mentre mostra Giovanni che prepara la via al Signore che viene, mette in scena anche un popolo che esce per andare nel deserto (in italiano il verbo è tradotto con accorreva, perdendo il significato di esodo; il verbo greco poi è all’imperfetto, “usciva”, e indica che quell’azione di uscire non è di un momento, ma continuata.
In questo popolo che esce, ci sono persone provenienti da “tutta la Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme”, dove le due annotazioni geografiche contengono un richiamo all’antico popolo di Israele del Sud. L’uscita di questa gente verso il deserto dove sta il Battista è dunque il segno che si sta avviando la formazione di un popolo nuovo, ma ad una condizione: che ci si metta per strada, si esca, e ci si incammini verso Giovanni per accogliere il suo messaggio di conversione. Camminando insieme verso il luogo dove risuona la parola di Dio, questo popolo può ricostruirsi.
Se nella domenica precedente compariva la singolare figura del cristiano come portinaio pronto ad aprire al Signore, oggi compare quella del profeta o, se si vuole conservare il linguaggio evangelico, dell’angelo del Signore. Ogni cristiano è angelo-profeta di questo popolo:
- profeta che, come dice Isaia, prepara la via del Signore, abbassando i colli e colmando le valli;
- profeta che si fa messaggero di liete notizie, per dare coraggio a chi ne ha bisogno; un profeta, come Giovanni, esperto in “costruzione di strade”, uno cioè che sa mostrare cammini realmente possibili e praticabili anche per chi è stanco;
- profeta come Giovanni anche in un altro senso: egli, l’ultimo dei profeti, sta nel deserto, si veste e si nutre come Elia, il primo dei profeti. Con la sua vita penitente e controcorrente, è segno di una dedizione totale a Dio e di una libertà che, se la si è sperimentata, si può proporre anche ad altri.
Per giovani
Il volto: l’apparire e l’apparenza
Appunti per un viaggio spirituale
Vedi quel che vuoi
No. La faccia non è solo un biglietto da visita. Una neutra superficie da imbellettare. Né guardare significa semplicemente fotografare il mondo. Hai invece imparato col tempo che il tuo volto è un punto di vista. Uno dei segreti a cui rimanda la tua faccia, e tutto quello che essa conduce con sé, è che averne una ti consente non semplicemente di stare in questo mondo, ma di viverlo: perché lo guardi, perché lo scopri lentamente, perché lo interpreti, perché gli dai un nome, perché cerchi guardandoti intorno i segni di ciò che non riesci a vedere. In un certo qual modo esiste perchè tu lo guardi: il mondo esiste solo quando tu decidi di guardarlo. E anche in qualche modo esisti perché c’è un mondo da guardare, da riconoscere, da interpretare: di cui discernere il senso.
Non guardiamo mai il mondo così in generale: è sempre questo mondo, il nostro mondo, quello che vediamo stando af-facciati da qui: da dove il nostro corpo ci permette di guardare. Vediamo sempre quello che vogliamo vedere e come vogliamo vederlo. Tutto questo è un potere: è soprattutto un compito.
Responsabilità
Essere unici significa anche non poter delegare nessuno a vivere la nostra vita!
Pre-adolescenti (I-II-III media)
Io sono un albero
Per scoprire il valore simbolico dell’albero è utile cercare e leggere alcune poesie e racconti. In particolare il racconto di Dino Buzzati: “Il bosco vecchio” (lo trovi gratis in internet).
Vorrei essere un melo selvatico,
un grande melo selvatico,
vorrei che del mio corpo si saziassero
tutti bambini affamati,
coperti dalla mia ombra.
Vorrei essere un melo selvatico,
che quando sarà secco un giorno,
e abbattuto dal padre inverno,
asciughi con la sua fiamma
le lacrime degli orfani cupi.
A. Jozsef
Proposta: Io sono un albero/2
Le radici
Le radici sono nascoste e misteriose, eppure sappiamo che esistono, che senza di loro non ci sarebbe un albero: né vita, né stabilità! Quali sono le tue radici si usa parlare di radici in riferimento alla propria storia, alla propria famiglia… Quanto sono importanti le tue radici? Cosa conosci delle tue radici? E cosa ignori?
Adolescenti (dalla I alla V superiore)
Le lettere di berlicche – C.S. Lewis
Lavora indefessamente, dunque, sulla disillusione e il disappunto che sorprenderà senza dubbio il tuo paziente nelle primissime settimane che si recherà in chiesa. Il Nemico permette che un disappunto di tal genere di presenti sulla soglia di ogni sforzo umano. Esso sorge quando un ragazzo, che da fanciullo s’era acceso d’entusiasmo per i racconti dell’Odissea, si mette seriamente a studiare il greco. Sorge quando i fidanzati si sono sposati e cominciano il compito serio di imparare a vivere insieme. In ogni settore della vita esso segna il passaggio dalla sognante aspirazione alla fatica del fare. […] Se per caso riescono a superare con successo quest’aridità iniziale, la loro dipendenza dall’emozione diventa molto minore, ed è perciò più difficile tentarli.
In questo primo estratto del libro, Berlicche mette in guardia il nipote Malacoda dai mezzi utilizzati dal Nemico (Dio) per accendere la Fede negli uomini. Compito di Berlicche e Malacoda è conoscere i mezzi giusti per distrarre l’uomo dalle sue affezioni ed abitudini.
Dalla II alla V elementare
Continua col “calendario d’avvento …
Scrivi la “letterina a Santa Lucia” che consegnerai nella preghiera in chiesa parrocchiale a Locatello martedì 8 dicembre alle ore 15.00.
Preghiera prima dei pasti
che hai mandato il tuo Figlio per darci la vita,
benedici noi e il cibo che stiamo per prendere,
tuo dono e frutto del nostro lavoro,
affinché, rinvigoriti nelle forze, |
attendiamo vigilanti la sua gloriosa venuta.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
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