Il volto: l’apparire e l’apparenza
Appunti per un viaggio spirituale
Identità
Ora che sei cresciuto vivi tutto con maggiore compostezza. Hai scoperto il bisogno di piacere e dunque di piacerti: tutto questo ti ha fatto soffrire molto qualche volta. Una sofferenza che però ti è servita: un costante allenamento a dare un nome a quello che patisci, ai sentimenti. Sei più capace adesso di stare un poco più sopra del tumulto emotivo dentro il quale la vita ti precipita: non soltanto perché sei più capace di controllarti, di sopportare di più, di far finta di niente, di relativizzare.
Soprattutto perché hai intuito che il tumulto emotivo che da adolescenti ci schianta e prende delle pieghe drammatiche, in realtà nasconde profonde indicazioni: non è cosa che semplicemente capita e deve essere neutralizzata perché faccia meno male. Hai intuito che ogni sentimento suggerisce una direzione, affida un compito: dietro ogni emozione c’è un comandamento.Hai compreso che quando si tratta del tuo volto, che sia semplicemente il look o che siano le pieghe del tuo carattere, si tratta sempre di te. Di quello che sei. Soprattutto di quello che non vorresti essere. Che non può essere gestito soltanto interiormente, ma poiché ha un volto che si fa vedere deve fare i conti con ciò che gli sta di fronte: gli altri, il mondo. Hai capito che vedere ed essere visto non è solo fotografare.
Il tuo volto sei tu, ciò che sei “dentro” e ciò che sei “fuori” sono incredibilmente riassunti nel tuo volto, ma tu a cosa dedichi più cura? Sei anche tu preso dalla cura della superficie per dimenticarti che c’è una profondità da curare e custodire con altrettanto impegno? Come pensi che si possa coltivare l’interiorità? C’entra qualcosa Dio?
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