Dal Vangelo secondo Marco
Mc 1,1-8
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 1,1-8
Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Come sta scritto nel profeta Isaìa: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
L’annuncio della vicinanza del giudizio di Dio e della liberazione si concretizza in due gesti proposti da Giovanni: il battesimo accompagnato dalla confessione dei peccati. “Peccato” non è certo una parola molto abituale per noi. Se tutti intuiamo cosa significhi, resta però il rischio di un concetto piuttosto fumoso ed astratto. Potremmo dire che il peccato è orientamento fondamentale della persona a incentrarsi su di sé. Una vita sotto il segno del peccato non lascia spazio per l’altro e non c’è spazio tantomeno per Dio. L’uomo peccatore non è necessariamente un solo: anzi, spesso vive molte relazioni. Ma gli altri sono uno strumento: me ne attornio nella misura in cui mi fanno stare bene e mi portano a qualche benessere personale. Si capisce allora perché il servizio di Giovanni è tanto prezioso: solo rinunciando al peccato e aprendo l’orecchio ad altro da sé è possibile ascoltare una parola da parte di Dio.
Le lettere di Berlicche – C.S. Lewis
Lavora indefessamente, dunque, sulla disillusione e il disappunto che sorprenderà senza dubbio il tuo paziente nelle primissime settimane che si recherà in chiesa. Il Nemico permette che un disappunto di tal genere di presenti sulla soglia di ogni sforzo umano. Esso sorge quando un ragazzo, che da fanciullo s’era acceso d’entusiasmo per i racconti dell’Odissea, si mette seriamente a studiare il greco. Sorge quando i fidanzati si sono sposati e cominciano il compito serio di imparare a vivere insieme. In ogni settore della vita esso segna il passaggio dalla sognante aspirazione alla fatica del fare. Il Nemico si prende questo rischio perché nutre il curioso ghiribizzo di fare di tutti codesti disgustosi vermiciattoli umani, altrettanti, come dice Lui, Suoi “liberi” amanti e servitori, e “figli” è la parola che adopera, secondo l’inveterato gusto che ha di degradare tutto il mondo spirituale per mezzo di legami innaturali con gli animali di due gambe. Volendo la loro libertà, Egli si rifiuta di portarli di peso, facendo uso soltanto delle loro affezioni e delle loro abitudini, al raggiungimento di quegli scopi che pone loro innanzi, ma lascia che “li raggiungano essi stessi”. Ed è in questo che ci si offre un vantaggio. Ma anche, ricordalo, un pericolo. Se per caso riescono a superare con successo quest’aridità iniziale, la loro dipendenza dall’emozione diventa molto minore, ed è perciò più difficile tentarli.
In questo primo estratto del libro, Berlicche mette in guardia il nipote Malacoda dai mezzi utilizzati dal Nemico (Dio) per accendere la Fede negli uomini. Compito di Berlicche e Malacoda è conoscere i mezzi giusti per distrarre l’uomo dalle sue affezioni ed abitudini.
Quali logiche guidano le tue scelte?
Ti senti più adolescente di unità o di discordia?
E quanto la fede fa la differenza nel vivere la realtà circostante?
Quante volte ci perdiamo così tanto in noi stessi da rischiare di annegarci completamente, dimenticando che il nostro specchio più vero sono gli altri?
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