Alla finestra
#3
Ventanas
Vento di seconda scelta,
alza la foglia ferma…
vento a cavallo dell’onda,
ogni peso lascia che affondi…
sbroglia tutta la matassa,
qualcosa prendi, qualcosa lascia…
tira tira dritto il filo
e poi lascia che si rilassi…
vento, vento con il passo furbo,
quello che non voglio tiramelo via di dosso
prendi fiato e soffia in giro le stelle
lascia il tuo disegno sulla mia pelle…
tirami via la macchia
della mia paura
e cancella il passo
di quando gira l’ora…
porta via i sospiri
e dammi indietro i sorrisi
bacia la montagna
con i capelli grigi…
pulisci la mia faccia
pulisci la mia ombra
fammi una carezza
prima di andare via…
dvds
La finestra è un’apertura nei muri esterni di un edificio, destinata a dare luce e aria agli ambienti interni e aconsentire la vista da questi ultimi verso l’esterno.
Con la prima domenica di avvento, iniziamo un nuovo anno liturgico, e quest’anno anche l’anno pastorale. In un tempo passato, quest’ultimo apriva le danze alla stagione autunnale e catechistica. Abbiamo imparato che non tutto è nelle nostre mani, soprattutto il calendario delle attività parrocchiali.
Lo storico momento di pandemia incide fortemente su tutti e su tutto. Probabilmente abbiamo spalancato le finestre quest’estate per far cambiar aria e per far entrare luce nuova, ma ora la situazione che stiamo vivendo, ci motiva ad accostarle un poco.
Questo non ci spaventa, anzi, ci proietta con nuovi mezzi e metodi verso la gioiosa speranza che il Signore non ci lascia soli, come non ci ha mai lasciato nei mesi scorsi.
Abituati come siamo a “fare-fare”, ci vediamo rinchiusi e paralizzati nella nostra libertà. Cos’è poi la libertà? Sicuramente NON è fare quello che si vuole o che ci passa per l’anticamera del cervello. Ci sperimentiamo a smontare le nostre programmazioni pastorali e a ricostruirle in una forma nuova, magari più pensata e non improvvisata come spesso succedeva prima, travolti e trascinati a valle dalla piena del fiume.
La fatica più grande che tutti stiamo conoscendo è proprio il non potersi incontrare “come prima”, e tutto prende la parvenza dello spento, dimenticato, sterile e improduttivo.
«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Signore, ci rivolgi un appello, un appello alla fede. Che non è tanto credere che Tu esista, ma venire a Te e fidarsi di Te. In questa Quaresima risuona il tuo appello urgente: “Convertitevi”, «ritornate a me con tutto il cuore» (Gl 2,12). Ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri.
Dall’omelia di papa Francesco in piazza San Pietro 27 marzo 2020
Credo fortemente nelle parole concrete del papa: cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta! Scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è.
Le nostre paure, si trasformano troppo spesso in angoscia di un tempo passato che NON TORNERA’ PIU! Non lasciamoci avvolgere dall’aurea fantastica del tutto ritornerà come prima. Mi chiedo se davvero è quello che voglio, che vogliamo, il ritornare a “quello di prima!”. Se fosse veramente così, avremmo solamente sprecato questo tempo, sperando in un qualcosa che arriverà, in un futuro fotocopia del passato, senza migliorie ne stimoli avvincenti, perché peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi.
La finestra a cui ci affacciamo in questi ultimi giorni dell’anno liturgico è sempre la stessa, ma è cambiato il nostro sguardo, lo stile nel vedere e guardare le cose, per poi affrontare le sfide che scorrono sotto i nostri occhi e abitano il nostro cuore.
Scrive il papa nell’Esortazione Apostolica Evangelli Gaudium (che ci ha accompagnato nei foglietti settimanali durante quest’anno) ai numeri 27 e 28:
Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili,gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia. Come diceva Giovanni Paolo II ai Vescovi dell’Oceania, «ogni rinnovamento nella Chiesa deve avere la missione come suo scopo per non cadere preda di una specie d’introversione ecclesiale».
La parrocchia non è una struttura caduca; proprio perché ha una grande plasticità, può assumere forme molto diverse che richiedono la docilità e la creatività missionaria del pastore e della comunità. Sebbene certamente non sia l’unica istituzione evangelizzatrice, se è capace di riformarsi e adattarsi costantemente, continuerà ad essere «la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie». Questo suppone che realmente stia in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano a se stessi. La parrocchia è presenza ecclesiale nel territorio, ambito dell’ascolto della Parola, della crescita della vita cristiana, del dialogo, dell’annuncio, della carità generosa, dell’adorazione e della celebrazione. Attraverso tutte le sue attività, la parrocchia incoraggia e forma i suoi membri perché siano agenti dell’evangelizzazione. È comunità di comunità, santuario dove gli assetati vanno a bere per continuare a camminare, e centro di costante invio missionario. Però dobbiamo riconoscere che l’appello alla revisione e al rinnovamento delle parrocchie non ha ancora dato sufficienti frutti perché siano ancora più vicine alla gente, e siano ambiti di comunione viva e di partecipazione, e si orientino completamente verso la missione.
Ci siamo appoggiati al balcone delle nostre finestre e con occhi sgranati abbiamo visto la statua della Madonna Assunta, San Rocco e la Madonna del Rosario visitare i luoghi della nostra quotidianità. Quest’ estate le nostre processioni hanno assunto un volto nuovo! Se prima noi ci facevamo prossimi alla santità, partecipando alle celebrazioni e alle devozioni, quest’anno la visita dei patroni è stata tutt’altra cosa.
Probabilmente qualcuno era anni che per motivi di salute o altro non poteva nemmeno “vedere” la statua del Santo, ma i santi sono i fratelli della porta accanto che si fanno vicini.
I giorni precedenti alle feste, ci hanno dato la possibilità di arrivare meno impreparati, ma col cuore gonfio di gioia e attesa alla festa.
I Sacramenti dell’iniziazione cristiana spalmati nei mesi di settembre-ottobre e novembre hanno permesso una dignitosa preparazione all’incontro col Risorto dei ragazzi con le loro famiglie, e allo stesso tempo delle comunità. Abituati agli incontri settimanali di catechismo, ci siamo trovati a settembre con “corsi di recupero”, o “rimandati a settembre”. È stato un’esperienza anche questa!
Personalmente penso che non è questione di numero di incontri di catechismo o di preparazione adeguata per ricevere il DONO del Sacramento. Appunto perché è un regalo fatto dal Signore, siamo ben consapevoli di essere sempre immeritevoli, ma solamente disponibili al suo AMORE.
Ho letto nel cuore delle ragazze e dei ragazzi, a partire dai più piccoli che hanno incontrato il dono della Misericordia di Dio, passando per la Prima Comunione ed arrivando ai grandi della Confermazione, un’enorme felicità!
Questi ragazzi hanno VERAMENTE insegnato a noi adulti la GIOIA. Fino all’ultimo in balia delle disposizioni del governo hanno vissuto con profondo desiderio e testimonianza di fede quello per cui si stavano preparando: incontrare Gesù nella loro tenera età! Sapevano bene che tutto il tema della festa post- sacramento era una cosa barcollante, ma con i loro genitori, hanno SCELTO e confermato la loro fede.
Grazie ragazze e ragazzi, dai più piccini ai più grandicelli.
Sono state celebrazioni veramente emozionanti!
La semplicità limpida di chi ha un cuore disponibile al Signore è disarmante.
Ora si apre una nuova FINESTRA, quella dell’avvento che spalanca gli orizzonti al nuovo anno liturgico. “Ventanas” è un termine che proviene dalla Sardegna, e significa “finestre”.
La finestra dell’avvento che allunga lo sguardo e il “passo giusto” verso il Natale, con l’incontro con la Parola fatta carne.
Ogni domenica verrà distribuita, unito al foglietto settimanale degli avvisi, una riflessione sul vangelo e alcune proposte per la famiglia. Il cammino catechistico era ed è pronto con tutte la attenzioni e accorgimenti anti-covid19, ma le nuove chiusure hanno temporaneamente fermato l’inizio.
È segno di un cambiamento, che non possiamo perdere, ma al contrario prendere al balzo.Papa Francesco ci ricorda:
“Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi. Il tempo ordina gli spazi, li illumina e li trasforma in anelli di una catena in costante crescita, senza retromarce”.
La cartelletta che avete tra le mani, sarà uno dei tanti strumenti di accompagnamento per ognuno, soprattutto per la famiglia, prima catechista e VOCE della fede alle nuove generazioni.
Non è una fede “fai da te”, ma è prendere davvero in mano la nostra fede, approfondirla e sperimentarla. Usciamo dallo schema della “pappa pronta”, ma sforziamoci tutti, evidentemente ciascuno nelle proprie capacità e possibilità di crescere come cristiani adulti, amanti della vita e della vita buona.
In questi mesi provvederemo anche alla formazione dei nuovi consigli pastorali parrocchiali (CPaP) che come sapete dopo il cambiamento del parroco permane nelle sue funzioni ancora un anno, al termine del quale decade, così pure per i consigli pastorali affari economici (CPAE).
Un’ultima cosa che accenno solamente, è quella del pellegrinaggio pastorale del vescovo Francesco che inizierà (sempre in base all’ondata della pandemia) nei mesi di febbraio-marzo, proprio nelle nostre parrocchie. Ma per questo ci sarà tempo dopo Natale per pensare e prepararci all’incontro.
Sicuramente dalle nostre finestre entrano ed escono ogni giorno molte cose, l’ultima per ora è questa terza letterina.
Abbracciando ciascuno ed ognuno, buon avvento!
luca
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