Nasce in un tempo particolare un "diario in rete".
Tinkunakama, parola in lingua quechua che potrebbe avvicinarsi alle traduzioni: fino a quando ritorneremo ad incontrarci, oppure ancora: fino alla prossima volta.
Un saluto che non pone fine alla relazione, ad un incontro avvenuto, ma spalanca la speranza futura.
Ci rivedremo, per il momento ti porto nel cuore!
mercoledì 23 dicembre 2020
martedì 22 dicembre 2020
MARTEDI DELLA IV SETTIMANA DI AVVENTO
Dal Vangelo secondo LucaLc 1,46-55
In quel tempo, Maria disse:«L'anima mia magnifica il Signoree il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,perché ha guardato l'umiltà della sua serva.D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotentee Santo è il suo nome;di generazione in generazione la sua misericordiaper quelli che lo temono.Ha spiegato la potenza del suo braccio,ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;ha rovesciato i potenti dai troni,ha innalzato gli umili;ha ricolmato di beni gli affamati,ha rimandato i ricchi a mani vuote.Ha soccorso Israele, suo servo,ricordandosi della sua misericordia,come aveva detto ai nostri padri,per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Un canto per esaltare le grandi opere che Dio ha compiuto nella vita di una persona. Sono le parole di una donna che si è resa disponibile a Dio: ecco la serva del Signore, avvenga per me quello che ha detto.Rendersi disponibile alla volontà e al volere di altri è l'insegnamento che Maria ci regala a pochi giorni dal Natale.Chiediamo il dono di poter essere delle persone disponibili e disposte alla chiamata di Dio.
lunedì 21 dicembre 2020
LUNEDI DELLA IV SETTIMANA DI AVVENTO
Dal Vangelo secondo LucaLc 1,39-45
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Il viaggio di Maria verso la cugina Elisabetta proietta ognuno di noi all'incontro tanto atteso con il Bimbo di Betlemme, tanto desiderato e atteso.Maria cammina portando in grembo il Salvatore del mondo, lo mostra e lo dona nella gioia alle persone che lo cercano.La meraviglia di Elisabetta non sta tanto nel vedere sua cugina, ma nel vedere la madre del suo Signore.Ancora una volta, la Parola trova conferma nel cuore dei più deboli.
giovedì 17 dicembre 2020
GIOVEDI DELLA III SETTIMANA DI AVVENTO
Dal Vangelo secondo MatteoMt 1,1-17
Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.
Generare, è il verbo emergente in questo brano di vangelo. Generare non è solamente dare alla luce e alla vita, ma è accompagnare dei processi di crescita, soprattutto umana.L'evangelista Matteo che narra la "genealogia di Gesù", ci riempie il cuore e la testa con un dettagliato albero genealogico, mescolato a numeri.Non come oggi, nella nostra società, rischiamo di essere dei numeri tra i tanti. Ma l'uomo non è un numero! Il numero gli appartiene, ma non è lui!Chiediamo il dono di occhi nuovi, capaci di guardarci senza maschere, ne orpelli che distinguono l'uno dall'altro.
MERCOLEDI DELLA III SETTIMANA DI AVVENTO
Dal Vangelo secondo LucaLc 7,19-23
In quel tempo, Giovanni chiamati due dei suoi discepoli li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”».In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Sei tu, o dobbiamo aspettare un altro?La fretta o la poca pazienza, sono due elementi che caratterizzano le nostre giornate.Vorremmo sapere tutto, sempre, e magari di tutti! Fortunatamente non ci è dato di possedere anche il tempo, meglio dire: non siamo padroni del tempo. Schiavi dello scorrere delle lancette, forse si, ma non è nelle nostre mani.Attendiamo con fiducia quel bimbo che nascerà nuovamente nelle nostre vite, senza correre troppo, ma preparandoci al meglio.
martedì 15 dicembre 2020
MARTEDI DELLA III SETTIMANA DI AVVENTO
Dal Vangelo secondo MatteoMt 21,28-32
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Non ne ho voglia. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: Sì, signore. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
Che ve ne pare? Una domanda che porta alla riflessione personale gli stessi interlocutori.Gesù non da inizialmente una risposta, ma lascia che i cuori pensanti delle persone si mettano in discussione.Spesso aspettiamo le risposte da altri, ma non diamo noi stessi personalmente una risposta. Siamo nel gregge che va, senza cercare la via giusta. Il pensiero benpensante si scontra con la drammaticità della vita.Rispondiamo prontamente alle domande che il Signore suggerisce al nostro cuore, senza cercare scorciatoie .
lunedì 14 dicembre 2020
IL VANGELO DI GIOVANNI
Vangelo di Giovanni
Caratteristiche stilistiche
Giovanni è un Vangelo in cui stile e teologia sono intimamente coniugati.
Struttura poetica
In alcune sezioni di Giovanni molti studiosi riconoscono uno stile poetico formale, segnato anche da strofe.
L’aspetto caratteristico di questa poesia non sarebbe un parallelismo di linee (come nell’AT) o di rima, ma di ritmo, cioè, linee approssimativamente della stessa lunghezza, ognuna delle quali costituisce una frase. Il Gesù Giovanneo viene da Dio e, dunque, è appropriato che le sue parole siano più solenni e sacrali
III DOMENICA DI AVVENTO
III domenica di avvento 2020
Lo spunto per la riflessione su questo brano ci viene dal luogo in cui Giovanni Battista svolge il suo ministero, secondo il quarto vangelo: a Betania. Non è la Betania di Lazzaro, ma un’altra sconosciuta località al di là del Giordano; a parte però la posizione geografica, il significato stesso del nome (o almeno uno dei possibili significati) ha un valore simbolico che ben si armonizza con l’insieme del brano: casa della testimonianza o casa della risposta.
È una bellissima immagine di ciò che ogni nostra comunità deve diventare: comunità dove si dà testimonianza alla verità di Gesù Cristo. Il Battista è, secondo il vangelo di Giovanni, non un predicatore o un asceta, ma il modello per eccellenza del testimone.
La seconda annotazione geografica che conclude il brano di questa domenica è “al di là del Giordano”. Idealmente il lettore si deve collocare in quella regione, che non è solo geografica ma dello spirito: essa significa infatti il luogo dal quale si deve partire per entrare nella terra promessa, al di qua del Giordano. Cioè: per accogliere veramente la testimonianza di Giovanni è necessario prepararsi a fare il passaggio del Giordano, il che ora significa prepararsi a riconoscere Gesù, disponendosi sinceramente a fare il passo della fede.
È proprio questa diponibilità che manca agli interlocutori di Giovanni. La commissione ha solo il compito di indagare per conto dei capi, e già in partenza non mostra alcuna intenzione di aderire al messaggio del Battista; “domandano per impedire, non per sapere”, commenta acutamente S. Tommaso d’Aquino.
Il testo greco esprime molto bene: “voce di uno che grida nel deserto”, e non dice: “io sono”, ma semplicemente “io voce”, evitando di applicare quell’”io sono” che solo Gesù, la verità, può attribuirsi. Gesù solo dunque è la Parola cui la voce rimanda: la voce è il provvisorio, la parola è l’eterno e il definitivo; la voce ha molte modulazioni, la parola dice l’Unico capace di parlare a tutti; la voce si ascolta con le orecchie, la parola comporta che sia attento il cuore. In questo senso, il Battista continua ad essere anche noi la “voce” che ci rimanda all’ascolto e alla conoscenza più intima di colui che è già in mezzo a noi.
LUNEDI DELLA III SETTIMANA DI AVVENTO
Dal Vangelo secondo MatteoMt 21,23-27
In quel tempo, Gesù entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: «Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?».Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?».Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, ci risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Se diciamo: “Dagli uomini”, abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta».Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch’egli disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».
Con quale autorità fai queste cose?Questa è la domanda che infastidisce i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo.L'autorità quando è vista come potere sottratto ad altri, diventa fonte di invidia e gelosie. L'autorità di Gesù, invece è solamente e puro servizio al regno dei cieli e all'umanità che soffre. Chiediamo il dono dell'autorevolezza che supera con coraggio ogni autorità create dagli uomini per schiacciare altri uomini.
sabato 12 dicembre 2020
SABATO DELLA SECONDA SETTIMANA DI AVVENTO
Dal Vangelo secondo MatteoMt 17,10-13
Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?».Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro».Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.
Seduto sui cherubini, risplendi.Risveglia la tua potenzae vieni a salvarci.
Dio degli eserciti, ritorna!Guarda dal cielo e vedie visita questa vigna,proteggi quello che la tua destra ha piantato,il figlio dell'uomo che per te hai reso forte.
Sia la tua mano sull'uomo della tua destra,sul figlio dell'uomo che per te hai reso forte.Da te mai più ci allontaneremo,facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
venerdì 11 dicembre 2020
VENERDI DELLA SECONDA SETTIMANA DI AVVENTO
Dal Vangelo secondo MatteoMt 11,16-19
In quel tempo, Gesù disse alle folle: «A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!. È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: È indemoniato. È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».
Questa grande riflessione di Gesù alle folle, sembra avvicinarsi molto alla nostra società. Corriamo il rischio di non sapere quello e che cosa vogliamo, cosa cerchiamo e cosa stiamo cercando. La fede sta diventando un corollario di "un qualcosa" che non ci appartiene più. Dove stiamo andando, sembra essere l'affermazione riassuntiva di tutto quello che ci circonda.Non siamo mai contenti di nulla e di nessuno. La smania di potere e del successo, aleggia nelle nostre vite ... e poi? Che ne sarà di noi?Gesù ci riporta alla quotidiana realtà, alla concretezza più vera. Testa rivolta al cielo, ma piedi ben piantati sulla terra.Donaci Signore occhi nuovi, capaci di leggere le suggestioni del mondo!
giovedì 10 dicembre 2020
GIOVEDI DELLA SECONDA SETTIMANA DI AVVENTO
Dal Vangelo secondo MatteoMt 11,11-15
In quel tempo, Gesù disse alle folle:«In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono.Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell'Elìa che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!».
L'incontro nel vangelo di oggi con Giovanni il Battista, ci riporta ancora una volta alle sorgenti della nostra vita di fede: al battesimo. La sua persona e personalità schietta e radicale, ancora una volta ci suggerisce quello che dovrebbe essere il vangelo per noi. Di Giovanni, avevano già profetato, ma il suo carisma ha fatto si che non tenesse nulla per lui, anzi, ha saputo seguire anch'egli il MAESTRO. Si è fatto discepolo di Gesù, si è messo nella e sulla strada di Gesù.In un mondo come il nostro, ricco di tanti che si professano maestri, profeti, esperti della legge e della fede, sforziamoci di cercare l'essenzialità e la radicalità delle cose e della vita!
mercoledì 9 dicembre 2020
CON IL PASSO GIUSTO DI GESU - ADOLESCENTI/2 -
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 1,1-8
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 1,1-8
Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Come sta scritto nel profeta Isaìa: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
L’annuncio della vicinanza del giudizio di Dio e della liberazione si concretizza in due gesti proposti da Giovanni: il battesimo accompagnato dalla confessione dei peccati. “Peccato” non è certo una parola molto abituale per noi. Se tutti intuiamo cosa significhi, resta però il rischio di un concetto piuttosto fumoso ed astratto. Potremmo dire che il peccato è orientamento fondamentale della persona a incentrarsi su di sé. Una vita sotto il segno del peccato non lascia spazio per l’altro e non c’è spazio tantomeno per Dio. L’uomo peccatore non è necessariamente un solo: anzi, spesso vive molte relazioni. Ma gli altri sono uno strumento: me ne attornio nella misura in cui mi fanno stare bene e mi portano a qualche benessere personale. Si capisce allora perché il servizio di Giovanni è tanto prezioso: solo rinunciando al peccato e aprendo l’orecchio ad altro da sé è possibile ascoltare una parola da parte di Dio.
Le lettere di Berlicche – C.S. Lewis
Lavora indefessamente, dunque, sulla disillusione e il disappunto che sorprenderà senza dubbio il tuo paziente nelle primissime settimane che si recherà in chiesa. Il Nemico permette che un disappunto di tal genere di presenti sulla soglia di ogni sforzo umano. Esso sorge quando un ragazzo, che da fanciullo s’era acceso d’entusiasmo per i racconti dell’Odissea, si mette seriamente a studiare il greco. Sorge quando i fidanzati si sono sposati e cominciano il compito serio di imparare a vivere insieme. In ogni settore della vita esso segna il passaggio dalla sognante aspirazione alla fatica del fare. Il Nemico si prende questo rischio perché nutre il curioso ghiribizzo di fare di tutti codesti disgustosi vermiciattoli umani, altrettanti, come dice Lui, Suoi “liberi” amanti e servitori, e “figli” è la parola che adopera, secondo l’inveterato gusto che ha di degradare tutto il mondo spirituale per mezzo di legami innaturali con gli animali di due gambe. Volendo la loro libertà, Egli si rifiuta di portarli di peso, facendo uso soltanto delle loro affezioni e delle loro abitudini, al raggiungimento di quegli scopi che pone loro innanzi, ma lascia che “li raggiungano essi stessi”. Ed è in questo che ci si offre un vantaggio. Ma anche, ricordalo, un pericolo. Se per caso riescono a superare con successo quest’aridità iniziale, la loro dipendenza dall’emozione diventa molto minore, ed è perciò più difficile tentarli.
In questo primo estratto del libro, Berlicche mette in guardia il nipote Malacoda dai mezzi utilizzati dal Nemico (Dio) per accendere la Fede negli uomini. Compito di Berlicche e Malacoda è conoscere i mezzi giusti per distrarre l’uomo dalle sue affezioni ed abitudini.
Quali logiche guidano le tue scelte?
Ti senti più adolescente di unità o di discordia?
E quanto la fede fa la differenza nel vivere la realtà circostante?
Quante volte ci perdiamo così tanto in noi stessi da rischiare di annegarci completamente, dimenticando che il nostro specchio più vero sono gli altri?
IL VANGELO DI MARCO/2
Presentazione
Marco, giudeo, conobbe Gesù attraverso Pietro e generalmente lo si identifica con quel Giovanni Marco di cui si parla negli Atti degli Apostoli e nelle Lettere di Paolo e Pietro. Fu il primo ad utilizzare il genere letterario chiamato “Vangelo”, presentando il messaggio e le opere di Gesù da una prospettiva pasquale, con lo stile della “buona notizia”. Il suo Vangelo è di facile lettura; è il più breve dei quattro e servì da punto di partenza a quello di Matteo e di Luca.
Marco presenta Gesù come un uomo attivo, con profondi sentimenti umani e totalmente dedito al compito che gli fu affidato. Il suo Vangelo risponde a due interrogativi fondamentali che coinvolgono i suoi seguaci: chi è Gesù? Cosa significa essere discepolo di Gesù?
MERCOLEDI DELLA SECONDA SETTIMANA DI AVVENTO
Dal Vangelo secondo MatteoMt 11,28-30
In quel tempo, Gesù disse:«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Pochi versetti accompagnano il vangelo di oggi. Pochi ma intensi bisognerebbe dire.Gesù parla di stanchezza e di ristoro. Ristorati nel suo nome dalle fatiche giornaliere. Distinguere le fatiche sarebbe interessante: quante sono le "fatiche" per il Signore, e quante altre per le "nostre cose?".Ristorati dal Signore! Ma non è che dobbiamo andar da Lui solo quando non ne possiamo più, anche perché il suo giogo è dolce e il carico leggero, cioè c'è un peso anche nella vita spirituale che ci viene chiesto.Un carico però, che viene condiviso con Lui!
martedì 8 dicembre 2020
IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA B.V. MARIA
Dai «Discorsi» di sant’Anselmo, vescovo
(Disc. 52; PL 158, 955-956)
O Vergine, per la tua benedizione
è benedetta ogni creatura
Cielo, stelle, terra, fiumi, giorno, notte e tutte le creature che sono sottoposte al potere dell’uomo o disposte per la sua utilità si rallegrano, o Signora, di essere stati per mezzo tuo in certo modo risuscitati allo splendore che avevano perduto, e di avere ricevuto una grazia nuova inesprimibile. Erano tutte come morte le cose, poiché avevano perduto la dignità originale alla quale erano state destinate. Loro fine era di servire al dominio o alle necessità delle creature cui spetta di elevare la lode a Dio. Erano schiacciate dall’oppressione e avevano perso vivezza per l’abuso di coloro che s’erano fatti servi degli idoli. Ma agli idoli non erano destinate. Ora invece, quasi risuscitate, si rallegrano di essere rette dal dominio e abbellite dall’uso degli uomini che lodano Dio.
Hanno esultato come di una nuova e inestimabile grazia sentendo che Dio stesso, lo stesso loro Creatore, non solo invisibilmente le regge dall’alto, ma anche, presente visibilmente tra di loro, le santifica servendosi di esse. Questi beni così grandi sono venuti dal frutto benedetto del grembo benedetto di Maria benedetta.
Per la pienezza della tua grazia anche le creature che erano negl’inferi si rallegrano nella gioia di essere liberate, e quelle che sono sulla terra gioiscono di essere rinnovate. Invero per il medesimo glorioso figlio della tua gloriosa verginità esultano, liberati dalla loro prigionia, tutti i giusti che sono morti prima della sua morte vivificatrice, e gli angeli si rallegrano, perché è rifatta nuova la loro città diroccata.
O donna piena e sovrabbondante di grazia, ogni creatura rinverdisce, inondata dal traboccare della tua pienezza. O vergine benedetta e più che benedetta, per la cui benedizione ogni creatura è benedetta dal suo Creatore, e il Creatore è benedetto da ogni creatura.
A Maria Dio diede il Figlio suo unico che aveva generato dal suo seno uguale a se stesso e che amava come se stesso, e da Maria plasmò il Figlio, non un altro, ma il medesimo, in modo che secondo la natura fosse l’unico e medesimo figlio comune di Dio e di Maria. Dio creò ogni creatura, e Maria generò Dio: Dio, che aveva creato ogni cosa, si fece lui stesso creatura di Maria, e ha ricreato così tutto quello che aveva creato. E mentre aveva potuto creare tutte le cose dal nulla, dopo la loro rovina non volle restaurarle senza Maria.
Dio dunque è il padre delle cose create, Maria la madre delle cose ricreate. Dio è padre della fondazione del mondo, Maria la madre della sua riparazione, poiché Dio ha generato colui per mezzo del quale tutto è stato fatto, e Maria ha partorito colui per opera del quale tutte le cose sono state salvate. Dio ha generato colui senza del quale niente assolutamente è, e Maria ha partorito colui senza del quale niente è bene.
Davvero con te è il Signore che volle che tutte le creature, e lui stesso insieme, dovessero tanto a te.
lunedì 7 dicembre 2020
S. AMBROGIO
Dal Vangelo secondo LucaLc 5,17-26 Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni.
domenica 6 dicembre 2020
II DOMENICA DI AVVENTO
Marco 1,1-8
La seconda domenica di Avvento è dominata dalla metafora della strada, complementare rispetto a quella della casa che si è notata nella domenica precedente. Se a proposito della casa, si evidenziava la Chiesa come fraternità dove ciascuno ha una sua opera da svolgere con vigilanza, ora prevale l’idea della Chiesa come popolo che si forma mettendosi in cammino.
sabato 5 dicembre 2020
SABATO DELLA I SETTIMANA DI AVVENTO
Dal Vangelo secondo MatteoMt 9,35 - 10,1.6-8
In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità.Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. E li inviò ordinando loro: «Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d'Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date! Il senso di gratuità non ci ha mai abbandonato. In questo periodo storico per le nostre vite e per la nostra società, sperimentiamo ogni giorno cosa questa parola significhi per ognuno di noi. La gratuità non è solo intesa sul piano economico della compra-vendita, ma è questione di cuore. Gesù ancora una volta ci riporta sulla strada giusta che è quella del seguire Lui e i suoi modi d'agire nella quotidianità.
venerdì 4 dicembre 2020
ALLA FINESTRA #3
Alla finestra
#3
Ventanas
Vento di seconda scelta,
alza la foglia ferma…
vento a cavallo dell’onda,
ogni peso lascia che affondi…
sbroglia tutta la matassa,
qualcosa prendi, qualcosa lascia…
tira tira dritto il filo
e poi lascia che si rilassi…
vento, vento con il passo furbo,
quello che non voglio tiramelo via di dosso
prendi fiato e soffia in giro le stelle
lascia il tuo disegno sulla mia pelle…
tirami via la macchia
della mia paura
e cancella il passo
di quando gira l’ora…
porta via i sospiri
e dammi indietro i sorrisi
bacia la montagna
con i capelli grigi…
pulisci la mia faccia
pulisci la mia ombra
fammi una carezza
prima di andare via…
dvds
ATTESA - PRIMA SETTIMANA DI AVVENTO -
Marco 13,33-37
L’esortazione alla vigilanza, propria della liturgia della prima domenica di Avvento, assume in Marco una colorazione particolare. L’evangelista, narrando la parabola dell’uomo che parte per andare lontano, spiega che questi lascia la sua casa in mano ai servi. Mentre attendono il Signore, i credenti devono averne cura, svolgendo l’opera che lui ha affidato a ciascuno. È sempre lui il Signore della casa, e tuttavia lascia ai servi l’incarico di prendersene cura.
Ma quali sono le caratteristiche di questa casa e, di conseguenza, che cosa richiede dai servi? Lungo il vangelo, la metafora della casa si arricchisce di significati. La casa è anzitutto luogo in cui i discepoli stanno in intimità e familiarità con Gesù, soprattutto il luogo in cui lo interrogano e si lasciano istruire da lui. Rileggendo poi altri passi del vangelo di Marco, si vede come la casa è il luogo in cui Gesù insegna ai suoi discepoli a vivere in spirito di umiltà e semplicità come i bambini, e quindi in spirito di servizio. È questa la condizione per abitare in essa e custodire la fraternità in attesa del ritorno del Signore: essere servi. Servo è uno che appartiene a un altro, uno la cui vita non è in mano propria; nella casa di questo Signore tutti sono in questa condizione di non appartenere a se stessi, ma solo a lui e agli altri.
VENERDI DELLA I SETTIMANA DI AVVENTO
Dal Vangelo secondo MatteoMt 9, 27-31
In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!».Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!».Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi.Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.
E si aprirono loro gli occhi!Viviamo in una società dove anche le piccole cose della quotidianità rischiano di perdere senso e significato. Quante volte la mattina abbiamo ringraziato il Signore solo per il fatto di poter aprire gli occhi chiusi dalla notte?Costruiamo le nostre giornate su tanti pensieri, ma perdiamo le piccole gestualità. Il fatto del ringraziare che dice la grandezza della persona e della sua personalità non dovrebbe essere mai messo in secondo piano. Chissà perché ci accorgiamo della mancanza delle cose o delle persone quando queste non ci sono più, mentre non sappiamo apprezzarne il valore quando le abbiamo?Vedere e guardare sono due verbi della fede. Dagli occhi poi, in un tempo di pandemia, dove la nostra bocca e il nostro naso sono coperti dalla mascherina, nascono espressioni comunicative uniche. I nostri occhi parlano come a "diffondere la notizia in tutta quella regione!".
giovedì 3 dicembre 2020
SAN FRANCESCO SAVERIO
Memoria di san Francesco Saverio, sacerdote della Compagnia di Gesù, evangelizzatore delle Indie, che, nato in Navarra, fu tra i primi compagni di sant’Ignazio. Spinto dall’ardente desiderio di diffondere il Vangelo, annunciò con impegno Cristo a innumerevoli popolazioni in India, nelle isole Molucche e in altre ancora, in Giappone convertì poi molti alla fede e morì, infine, in Cina nell’isola di Sancian, stremato dalla malattia e dalle fatiche.
Dalle «Lettere» a sant’Ignazio di san Francesco Saverio, sacerdote Guai a me se non predicherò il vangelo!
mercoledì 2 dicembre 2020
CON IL PASSO GIUSTO ... DI GESU - GIOVANI -
Il volto: l’apparire e l’apparenza
Appunti per un viaggio spirituale
Identità
Ora che sei cresciuto vivi tutto con maggiore compostezza. Hai scoperto il bisogno di piacere e dunque di piacerti: tutto questo ti ha fatto soffrire molto qualche volta. Una sofferenza che però ti è servita: un costante allenamento a dare un nome a quello che patisci, ai sentimenti. Sei più capace adesso di stare un poco più sopra del tumulto emotivo dentro il quale la vita ti precipita: non soltanto perché sei più capace di controllarti, di sopportare di più, di far finta di niente, di relativizzare.
CON IL PASSO GIUSTO ... DI GESU - ADOLESCENTI -
Scintille
Il tempo e quel che accade. Gli incontri e i destini che mutano per sempre. Ho atteso anche io in una piazza battuta dal vento qualcuno che non vedevo da anni. E negli attimi in cui vagavo con lo sguardo, cercando di indovinare da quale strada sarebbe sbucato quel volto che ricordavo attraverso da una malinconia indefinibile, riemergevano i desideri, gli slanci, le aperture improvvise. I viaggi intrapresi insieme. Le notti ampie come maree. L’ebbrezza di scoprire in un’altra persona quel che non credevo si potesse trovare. Quando ci eravamo incontrati per la prima volta? Quando aveva inizio ogni cosa?