Ti rendo grazie, Signore, perché mi hai salvato.
Le guarigioni che la prima lettura ci regala, quella di Enea e di Tabità ci sospingono verso una vita nuova, una nuova realtà: incominciare a vivere.
La cosa fu risaputa in tutta Giaffa, e molti credettero nel Signore.
Come non essere riconoscenti al Dio della Vita, quando nuovamente ci rialza dalla caduta!
Non solo la riconoscenza, ma addirittura la fede: credere nel Signore.
A noi discepoli del 2020 ci viene donata questa Parola su cui dovremmo fidarci, ma spesso vogliamo segni tangibili di risurrezione, dimenticando l'abbandono fiducioso in Lui.
In sostanza: credo perché ho visto, e niente più.
Credere però non è solamente vedere, ma è soprattutto affidarsi.
La Parola di Dio, come dicono i discepoli, alla volte è DURA, non si comprende e nemmeno si mette in pratica.
Pietro però, nel suo stile, parla col cuore:
«Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
Sforziamoci di seguire il Risorto ogni giorno, perché le sue parole sono fondamento per la nostra vita.
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