seconda
Locatello
sabato 4 aprile 2mila20
I miei giorni camminano
davanti ai Tuoi
e danno loro un senso.
Essi Ti hanno strappato
alla Tua dimora eterna
facendoTi
il primogenito dei perduti.
Tu ora non sei
che un nostro fratello,
hai sofferto in Te
ogni nostro dolore.
Noi ti sentiamo vicino
nel Tuo lamento
e nel Tuo pianto
sulla fossa di Lazzaro.
Ora la nostra carne non Ti abbandona;
sei un Dio che si consuma
in noi. Un Dio
che muore.
David Maria Turoldo, O sensi miei, p. 80
Sabato sera, nemmeno troppo tardi per scrivere.
La sveglia appesa al muro picchietta un’assordante Tic-Tac, o forse Tic-toc, indecifrabile in questo momento della giornata.
Secondo un’antica tradizione, nel sabato precedente la domenica della Palme si ricorda la resurrezione di Lazzaro: colui che vinto la morte risuscitando l’amico va verso la Passione con il segno della sua propria Resurrezione.
Il tempo di quaresima ormai alle spalle lascia spazio alla Settimana Santa. La vita ridonata a Lazzaro spalanca la VITA NUOVA per tutti.
Si scherzava poco fa al telefono con un amico sul tempo passato in questi quaranta giorni, rimarcando il fatto che: è stata una “vera” quaresima quest’anno, e chi sa come sarà la passione!
Il “tempo forte” della quaresima però apre alla Settimana Santa, e la Settimana Santa ci conduce alla Pasqua. La nostra vita è segnata dal tempo o dai tempi, che dir si voglia. Tutti vorremmo vivere la Pasqua del Signore saltando i giorni che la precedono, ma non è possibile. LA VITA PASSA ATTRAVERSO LA MORTE.
Il lutto ha segnato e continua a segnare ognuno di noi, specialmente nel mese appena terminato. Toccati dalla perdita di un parente, di un amico, di un conoscente, ci lascia senza parole, se non le poche che riscopriamo dalla liturgia funebre. Non una stretta di mano, un bacio, un abbraccio e nemmeno la “pacca sulla spalla” che sprigiona vicinanza. È così, e lo accettiamo per il bene di tutti. Non servono tante parole per descrivere l’ultimo saluto terreno ai nostri cari defunti.
Accompagnare, anzi aspettare il defunto direttamente al cimitero, tutti opportunamente “distanti” ma non “lontani”, provoca una tristezza grande.
Il tempo del Covid-19 è anche questo, ma non solo questo.
Ricorderemo almeno per qualche anno questa surreale quaresima duemila venti, e non solo quella. Tristissime immagini di camion militari che percorrevano a passo d’uomo le vie della nostra città, feretri l’uno accanto all’altro aspettando la benedizione prima di essere caricati e portati lontano dall’amata terra …
Ma da ogni prova della vita si esce cambiati. Abbiamo potuto sperimentare il dono del silenzio chiusi nelle nostre case. La gratuità della preghiera reciproca e prolungata. La riflessione e meditazione della Parola che ogni giorno cambia e suggerisce nuovi spunti per affrontare il quotidiano. L’attenzione all’altro che sta soffrendo o vivendo un momento faticoso …
In poche parole: abbiamo fatto esperienza di CUORE. Quel muscolo che batte scandendo il tempo come la sveglia appesa al muro e che ora mi regala la sua dolce compagnia.
Chiaramente avremmo potuto vivere di CUORE anche senza questo nemico invisibile, anzi sarebbe stato molto meglio, e non solo meglio. Probabilmente però anche questa disgrazia ci sta dicendo qualcosa … ci sta sussurrando all’orecchio parole incomprensibili come quel vecchio giochino che si faceva da piccoli, il “telefono senza fili”, che storpiava totalmente la parola iniziale.
Tante riflessioni attorno al virus, studi continui di laboratori di analisi, esperimenti di farmaci sperimentali e tantissime altre cose, con l’aggiunta delle ultime news che colorano le nostre giornate, e per qualcuno anche le serate.
Finora si è scoperto “qualcosina” sulla malattia, ed è un passo in avanti. Sarebbe però riduttivo pensare solamente a come combattere il virus, lasciando perdere le nostre giornate, butteremmo tempo, e il tempo perso non torna più.
Tra poche ore sarà la “domenica delle Palme”, anzi lo è già ora perchè vigilia, dove quest’anno non vivremo nessuna processione trionfale dell’entrata di Gesù in Gerusalemme, e non alzeremo nessun ramo d’ulivo per salutare il Figlio dell’Uomo che cavalca un somaro, ma celebreremo vedendo e ascoltando dai mezzi di comunicazione l’inizio di questa speciale Settimana.
Anche se non ci riuniremo nelle nostre celebrazioni comunitarie, non perdiamo il desiderio di sentirci COMUNITA’, uniti e legati da ogni battito di cuore.
Augurando a tutti una buona Settimana Santa vi saluto con la benedizione della Comunità di Bose per la benedizione degli ulivi:
Dio onnipotente ed eterno, attraverso un ramo di ulivo hai annunciato a Noè e ai tuoi figli la fine del castigo e l’inizio del tempo dell’alleanza con ogni carne e attraverso i rami di ulivo hai voluto che tuo Figlio Gesù Cristo fosse riconosciuto quale Messia Re di pace, umile e mite, venuto per fare l’alleanza definitiva e portare la riconciliazione: benedici ora questi rami di ulivo segno della gioia pasquale che ci prepariamo a vivere, benedici questa pianta che ci dona l’olio della lucerna segno della tua presenza, benedici questi rami che ci ricorderanno l’alleanza perenne con l’umanità che tu hai voluto, o Dio che vivi secoli dei secoli. Amen.
Un abbraccio,
una foglia
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