Il cieco nato e guarito ci rappresenta quando non ci accorgiamo che Gesù è la luce, è «la luce del mondo», quando guardiamo altrove, quando preferiamo affidarci a piccole luci, quando brancoliamo nel buio. E comportarsi come figli della luce esige un cambiamento, un cambiamento di mentalità, una capacità di giudicare uomini e cose secondo un’altra scala di valori, che viene da Dio. Che cosa significa avere la vera luce, camminare nella luce? Significa innanzitutto abbandonare le luci false: la luce fredda e fatua del pregiudizio contro gli altri, perché il pregiudizio distorce la realtà e ci carica di avversione contro coloro che giudichiamo senza misericordia e condanniamo senza appello. (ANGELUS, 26 marzo 2017)
La quarta domenica di quaresima è caratterizzata dal tema della GIOIA, che emerge nelle letture quotidiane.
Ci viene difficile scovare "un po' di gioia" in questi giorni faticosi e difficili ... le notizie che entrano nella nostre giornate non regalano "nulla di buono". Ci si sforza di creare sane distrazioni per non soffermarsi troppo su quello che sta capitando al mondo, all'Italia, alla nostra cara Bergamo, e purtroppo anche nelle nostre singole famiglie.
Come fare per fronteggiare "tutto quello che stiamo vivendo?".
I numeri sconfortanti che ascoltiamo, leggiamo e vediamo fanno nascere in noi sentimenti mai provati prima. Sono emozioni nuove, perché la vita ogni giorno è sempre novità.
«Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l'ho scartato, perché non conta quel che vede l'uomo: infatti l'uomo vede l'apparenza, ma il Signore vede il cuore». Sono le parole che il Signore rivolge a Samuele.
Dio suggerisce di cambiare il nostro modo di guardare le cose, ma soprattutto di guardare le persone, perché non conta quel che vede l'uomo che è solo apparenza, ma scavare nel cuore delle persone.
Dio sa aspettare Davide che stava pascolando il gregge, molto probabilmente nemmeno contemplato dal resto della sua famiglia, e sceglie un giovane capace di aprire il suo cuore all'incontro con Lui.
Quanto pesa nella nostra vita l'APPARIRE? Solamente demolisce e distrugge, non porta novità, ma lascia il tempo che trova.
Il salmo 22, conosciuto come il salmo del buon pastore è un atto di affidamento a Dio, un salto nelle braccia del Padre, una corsa fiduciosa ad occhi chiusi, perché guidati dalla presenza e dalla Sua voce.
Quella luce di cui parla San Paolo scrivendo agli amici di Efeso è la stessa LUCE del vangelo: imparare a guardare, indirizzare i nostri sguardi verso di Lui.
Il giovane nato cieco, cioè senza possibilità di scorgere luce e luci, è l'esempio dell'amore che Dio ha verso ciascuno dei suoi figli. Dio non si dimentica di nessuno!
Facile sarebbe tradurre nella nostra vita la stessa domanda posta a Gesù:«Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?».
Ritorna prepotente l'APPARIRE incontrato nella prima lettura. Perché dobbiamo sempre vivere di giudizi o addirittura pre-giudizi? Forse noi che tentiamo di credere e ci chiamiamo credenti, non necessitiamo continuamente la CONVERSIONE del cuore? Ci sentiamo già "arrivati"?. Se fosse davvero così, abbiamo sbagliato tutto della nostra vita.
Quanta strada ancora ci distanzia dal Padre misericordioso!
Gesù risponde alla domanda, la supera, la lascia alle sue spalle, perché non è fondamentale sapere il "perché", ma è essenziale ritornare a vedere e vivere della LUCE.
Ma siamo molto duri di cuore, e poco distanti dai tempi del vangelo, infatti, non contenti i contemporanei di Gesù chiedono direttamente al ragazzo il motivo della sua guarigione, e perfino ai suoi genitori!
Cosa vale nella nostra vita? Cosa veramente conta? Che una persona sia guarita, o da dove è nata la malattia?
In questi giorni, molte domande ci riempiono la testa e il cuore, a cui non possiamo non rispondere. Piccolo problema è che le risposte le cerchiamo in "luoghi" che spesse volte confondono e creano solamente paure e timori.
Virale non è solo il Covid-19, ma anche l'abuso dei tanti strumenti di comunicazione.
Forse che conoscendo l'ultima news dell'ultimo Tg ci aiuta a SCORGERE LA LUCE?
Chiediamo al Signore di purificare le nostre cataratte, non solo quelle degli occhi, ma quelle del cuore per sperare ogni momento nella NOVITA.
Riflessione
Ci viene difficile scovare "un po' di gioia" in questi giorni faticosi e difficili ... le notizie che entrano nella nostre giornate non regalano "nulla di buono". Ci si sforza di creare sane distrazioni per non soffermarsi troppo su quello che sta capitando al mondo, all'Italia, alla nostra cara Bergamo, e purtroppo anche nelle nostre singole famiglie.
Come fare per fronteggiare "tutto quello che stiamo vivendo?".
I numeri sconfortanti che ascoltiamo, leggiamo e vediamo fanno nascere in noi sentimenti mai provati prima. Sono emozioni nuove, perché la vita ogni giorno è sempre novità.
«Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l'ho scartato, perché non conta quel che vede l'uomo: infatti l'uomo vede l'apparenza, ma il Signore vede il cuore». Sono le parole che il Signore rivolge a Samuele.
Dio suggerisce di cambiare il nostro modo di guardare le cose, ma soprattutto di guardare le persone, perché non conta quel che vede l'uomo che è solo apparenza, ma scavare nel cuore delle persone.
Dio sa aspettare Davide che stava pascolando il gregge, molto probabilmente nemmeno contemplato dal resto della sua famiglia, e sceglie un giovane capace di aprire il suo cuore all'incontro con Lui.
Quanto pesa nella nostra vita l'APPARIRE? Solamente demolisce e distrugge, non porta novità, ma lascia il tempo che trova.
Il salmo 22, conosciuto come il salmo del buon pastore è un atto di affidamento a Dio, un salto nelle braccia del Padre, una corsa fiduciosa ad occhi chiusi, perché guidati dalla presenza e dalla Sua voce.
Quella luce di cui parla San Paolo scrivendo agli amici di Efeso è la stessa LUCE del vangelo: imparare a guardare, indirizzare i nostri sguardi verso di Lui.
Il giovane nato cieco, cioè senza possibilità di scorgere luce e luci, è l'esempio dell'amore che Dio ha verso ciascuno dei suoi figli. Dio non si dimentica di nessuno!
Facile sarebbe tradurre nella nostra vita la stessa domanda posta a Gesù:«Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?».
Ritorna prepotente l'APPARIRE incontrato nella prima lettura. Perché dobbiamo sempre vivere di giudizi o addirittura pre-giudizi? Forse noi che tentiamo di credere e ci chiamiamo credenti, non necessitiamo continuamente la CONVERSIONE del cuore? Ci sentiamo già "arrivati"?. Se fosse davvero così, abbiamo sbagliato tutto della nostra vita.
Quanta strada ancora ci distanzia dal Padre misericordioso!
Gesù risponde alla domanda, la supera, la lascia alle sue spalle, perché non è fondamentale sapere il "perché", ma è essenziale ritornare a vedere e vivere della LUCE.
Ma siamo molto duri di cuore, e poco distanti dai tempi del vangelo, infatti, non contenti i contemporanei di Gesù chiedono direttamente al ragazzo il motivo della sua guarigione, e perfino ai suoi genitori!
Cosa vale nella nostra vita? Cosa veramente conta? Che una persona sia guarita, o da dove è nata la malattia?
In questi giorni, molte domande ci riempiono la testa e il cuore, a cui non possiamo non rispondere. Piccolo problema è che le risposte le cerchiamo in "luoghi" che spesse volte confondono e creano solamente paure e timori.
Virale non è solo il Covid-19, ma anche l'abuso dei tanti strumenti di comunicazione.
Forse che conoscendo l'ultima news dell'ultimo Tg ci aiuta a SCORGERE LA LUCE?
Chiediamo al Signore di purificare le nostre cataratte, non solo quelle degli occhi, ma quelle del cuore per sperare ogni momento nella NOVITA.
Fantastico... Grazie
RispondiEliminaQuanta verità nelle tue parole...peccato che spesso non ce ne rendiamo conto. Grazie che ce lo ricordi. Ciaoooo
RispondiEliminaSempre bello e interessante leggerti don, grazie.
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