Nasce in un tempo particolare un "diario in rete".

Tinkunakama, parola in lingua quechua che potrebbe avvicinarsi alle traduzioni: fino a quando ritorneremo ad incontrarci, oppure ancora: fino alla prossima volta.

Un saluto che non pone fine alla relazione, ad un incontro avvenuto, ma spalanca la speranza futura.

Ci rivedremo, per il momento ti porto nel cuore!

lunedì 21 febbraio 2022

#6 MORALE DELLA FAVOLA

UN GIORNO UN CONTADINO CON SUO FIGLIO ED UN ASINELLO ERANO IN VIAGGIO VERSO IL MERCATO.
TURNO PROCEDEVANO TRASPORTATI DALLASINELLO COSÌ DA ATTENUARE LA FATICA DEL PERCORSO.

MENTRE IL PADRE VIAGGIAVA IN GROPPA ALLASINOIL FIGLIO CAMMINAVA AVANTIA PIEDITIRANDO LE REDINI DELLANIMALE. I VARI PASSANTI CHE LI OSSERVAVANO COMMENTAVANOA VOCE ALTATRA LORO“OSSERVAUN VECCHIO INUTILE CHE MENTRE RISPARMIA LA SUA SALUTEFA AMMALARE UN BEL GIOVANE.

AD UN CERTO PUNTOUNO DEI PASSANTIRIVOLGENDOSI DIRETTAMENTE AL CONTADINODISSE“COME PUOI STARTENE TRANQUILLAMENTE SEDUTO LÌ SOPRA MENTRE TUO FIGLIO STA SOFFRENDO?”.
SENTITE QUELLE PAROLEIL PADRE NE RIMASE TALMENTE COLPITO CHE SCESE IMMEDIATAMENTE GIÙ DALLASINO E DISSE AL FIGLIO DI SALIRCI SOPRA AL SUO POSTO. FATTO ANCORA UN PO’ DI PERCORSOALTRI PASSANTI COMINCIARONO A COMMENTARE“GUARDAUN GIOVANE SANO E PIGRO CHE COSTRINGE LANZIANO PADRE A CAMMINARE MENTRE LUI SE NE STA COMODAMENTE SULLASINO”.

POI UNO DEI VIANDANTI RIVOLGENDOSI AL FIGLIO DISSE“GIOVANE NON TI VERGOGNI? NON VEDI CHE IN QUESTO MODO STAI FACENDO SOFFRIRE IL TUO ANZIANO PADRE?”.
IL GIOVANE RIMASE COSÌ AMAREGGIATO DA QUELLE PAROLETANTO DA CHIEDERE AL PADRE DI SALIRE SUBITO SULLASINO INSIEME A LUI.

PERCORSA UN PO’ DI STRADAECCO CHE ARRIVANO ALTRI COMMENTI“COME POSSIBILE FAR SOFFRIRE COSÌ QUELLA POVERA BESTIA? QUELLASINELLO È COSÌ STANCO E QUI DUE SCANSAFATICHE GLI STANNO SEDUTI SOPRA COME SE FOSSERO DUE PASCIÀ. POVERO ANIMALE!”.

PADRE E FIGLIO ERANO COSÌ MORTIFICATI CHE SENZA DIRSI NULLASCESERO SUBITO DALLASINO E PROSEGUIRONO LA LORO STRADA ENTRAMBI A PIEDI.
N
ON AVEVANO FATTO CHE POCA STRADA ED ECCO ARRIVARE DEI NUOVI COMMENTI E STAVOLTA ANCHE RISATE“GUARDATE QUEI DUE STUPIDI. HANNO UN ASINO E INVECE DI SALIRCI SOPRASE LO TRASCINANO A PIEDI”.

QUEL PUNTO IL CONTADINOSTANCO DI TUTTI QUEI GIUDIZIDISSE AL FIGLIO“QUALUNQUE COSA FACCIAMO NON AVREMO
MAI L
APPROVAZIONE DI TUTTE LE PERSONE
CHE INCONTRIAMO
. TROVEREMO SEMPRE

QUALCUNO CHE CI CRITICHERÀ.
P
ERTANTOSMETTIAMO DA ORA IN POI DI ASCOLTARE I COMMENTI E LE CRITICHE DEGLI ALTRIDECIDIAMO E FACCIAMO SOLO QUELLO CHE RITENIAMO GIUSTO E CORRETTO PER NOI”.


Mi è sempre piaciuto pensare e poi creare i biglietti natalizi. C’era sempre qualcuno in seminario con doti artistiche e pittoriche che spiccavano. Realizzava tre-quattro modelli, e il resto dei seminaristi sceglieva quello che più piaceva per poi fotocopiare e iniziare a scriverci dentro.
Oggi lo scrivere, la carta e l’inchiostro stanno passando di moda, anche se ricevere una lettera con tanto di francobollo colorato, personalmente, è sempre qualcosa di molto poetico.

Sta passando anche la capacità di digitare sullo schermo il testo del messaggio, meglio l’utilizzo della “messaggistica vocale”. Dico capacità perché, delle volte nemmeno il correttore T9 è in grado di interpretare il senso dello scritto.

Vero che veniamo dalla tradizione orale, e la carta stampata è solo questione di qualche secolo passato, ma non dimentichiamoci che la biblica «dabar-parola» non è solo «parola» ma anche «realizzazione» (atto). Semplificando: verba volant, scripta manent, le parole volano, gli scritti rimangono.
Immerso in questo cammino d’Avvento mi lascio trasportare dai vangeli della liturgia quotidiana che segna sempre le speranze e le fatiche. Sarà il terzo Natale con e in mezzo a voi! Non sto contando i Natali, ma solamente segnando il tempo che

inesorabilmente passa.
Sono felicissimo di poter vivere questo 
momento con ognuna delle “mie” comunità! L’aggettivo “mie” non è inteso come “aggettivo possessivo”, ma come senso di appartenenza e gratitudine.

Credo che la favola di Esopo sia un augurio
natalizio particolarmente strano. Abituati al
Buone Feste, alla esse punto Natale in
maiuscolo seguito dall’anno, questi sfidano
ogni coscienza e vita. Ma anche queste letterine
sono uno “strumento approssimato” di pastorale.
Come abbiamo imparato alle scuole elementari, quando ancora si chiamavano così, sappiamo che la favola apre ad una morale e questa CI insegna che molte volte le persone che incontriamo e che non ci conoscono tendono a giudicarci, senza sapere molto della nostra situazione. Nel caso specifico, sia che a dorso dell’asino ci fosse il contadino, o il figlio, o ambedue, oppure entrambi andassero a piedi, c’era sempre qualcuno che criticava il loro operato.

Nella vita, quindi, bisogna non dare troppo retta ai commenti ed alle critiche che riceviamo, soprattutto dalle persone che ci conoscono superficialmente. Le persone vivrebbero certamente meglio se si preoccupassero meno di ciò che gli altri pensano, dicono o fanno.
Pur ammettendo che nella vita è importante chiedere consiglio e condividere idee ed opinioni, soprattutto con le persone che stimiamo, non dobbiamo assolutamente lasciarci condizionare da ciò che dicono e pensano gli altri. La nostra opinione, ben ponderata, deve essere per noi la più importante. Pertanto, nella vita chiediamo pure le opinioni degli altri ed ascoltiamole sempre con cortesia (lo stesso vale per le opinioni non richieste) ma alla fine decidiamo con la nostra testa. Perseguiamo quindi quello che riteniamo giusto ed evitiamo di star troppo male se qualcuno ci dice che stiamo sbagliando.

Non sempre le critiche che riceviamo sono corrette e giuste.


DAL VANGELO SECONDO MATTEO

IN QUEL TEMPO, GESÙ DISSE ALLE FOLLE: «A CHI POSSO PARAGONARE QUESTA GENERAZIONE? È SIMILE A BAMBINI CHE STANNO SEDUTI IN PIAZZA ERIVOLTI AI COMPAGNIGRIDANO: "VI ABBIAMO SUONATO IL FLAUTO E NON AVETE BALLATO,ABBIAMO CANTATO UN LAMENTO E NON VI SIETE BATTUTI IL PETTO!".

È VENUTO GIOVANNICHE NON MANGIA E NON BEVEE DICONO: È INDEMONIATO. È VENUTO IL FIGLIO DELL'UOMOCHE MANGIA E BEVEE DICONO: ECCOÈ UN MANGIONE E UN BEONEUN AMICO DI PUBBLICANI E DI PECCATORI. MA LA SAPIENZA È STATA RICONOSCIUTA GIUSTA PER LE OPERE CHE ESSA COMPIE».

M11,16-19

È il Vangelo di oggi, 10 dicembre! Credo che si leghi bene con la favola.
Gesù s’interroga, si mette in discussione, si domanda: a chi posso paragonare questa generazione? La passioneall’umanità di Dio è unica. Noi come persone che tentano di credere, possiamo intuire questo suo amore e sperimentarne l’imitazione nel migliore dei modi che possiamo.
Leggo in questi tre versetti evangelici una fantastica contemporaneità! Perché non siamo più contenti di nulla? Sarà forse la pandemia che ha squilibrato quella specie di equilibrio che ognuno si era creato? Sarà il cuore delle persone che sta vivendo una sorta di schizofrenia?
Non ci va bene più nulla e nessuno, e magari, addirittura, noi non andiamo bene a noi stessi! Non sappiamo 
se piangere o ridere, ballare o cantare ... ma una cosa non l’abbiamo ANCORA persa: il puntare il dito verso l’altro.
In queste domeniche di Avvento, l’incontro col personaggio evangelico di San Giovanni Battista dovrebbe far nascere in noi un cambiamento di sguardo, o per dirla correttamente: la conversione del cuore.
Mi chiedo perché non siamo capaci di ascoltare il Maestro come dei discepoli, ma ci sentiamo tutti dei professorini con le verità in tasca. Nessuno, o pochi si prendono la responsabilità delle vite che hanno di fronte. È più comodo puntare il dito (chiaramente non come il Battista che ha indicato chi bisognava seguire), per 
toglierci il peso. Bisogna sempre dire che “la colpa” non è assolutamente mia, ma evidentemente del mondo, della società, del padre, della madre, della suora, del catechista, del prete, del politico, del presidente della Repubblica, e perché no, anche del Papa?
Perché buttiamo colpe sull’altro che non sono io, e fatichiamo a sbucare in un esame di coscienza?
La critica è lo sport più vecchio del mondo, anche in prossimità delle feste natalizie! Non regge più quel vecchio spot pubblicitario: a Natale si è tutti più buoni!

"VI ABBIAMO SUONATO IL FLAUTO E NON AVETE BALLATOABBIAMO CANTATO UN LAMENTO E NON VI SIETE BATTUTI IL PETTO!

Gesù ci paragona a dei bambini in piazza che gridano ai loro coetanei!
Purtroppo però stiamo smarrendo anche la meraviglia dei bimbi, la spontaneità dei fanciulli, lo stupore dei 
piccoli! In che modo accoglieremo quest’anno il Bimbo di Betlemme? Così come stiamo facendo ora? Abbiamo smarrito anche il “gridare” dei bambini in piazza, il parlare faccia a faccia, sostituito in modo viscido e nascosto, ma (importante che sia) social (che poi di nascosto e privato i social hanno gran poco).
Care comunità parrocchiali dove stiamo andando?

Perché ogni tanto per andare avanti sai, avanti sai, bisogna lasciar perdere i vecchi ricordi... Pinguini Tattici Nucleari

Viviamo di bei ricordi? Di incontri mozzafiato? Di esperienze uniche?
E però prima... e solitamente era... ecc... ecc! Bene, non torneranno più! Non si può vivere nel passato! Dio anche quest’anno s’incarna della storia di ognuno di noi! La novità è Gesù, tutto il resto passa e non conta! Continuiamo con i paragoni di quello che è stato, chissà quanti “secoli scorsi”, o chissà “pochi mesi” fa, ma fatichiamo continuamente a vedere i germogli che continuano a sbocciare anche in questi giorni freddi e nevosi di fine autunno. Le nostre comunità stanno percorrendo il sentiero che ci porta al Signore? Credo proprio di si! Stanno camminando bene e soprattutto INSIEME, per quel che si può, pur essendo tre parrocchie distinte. Compatisco gli occhi ancora tappati delle pochissime persone (si possono contare sulle dita di una mano) legate ad un tempo o a persone che non torneranno, e che non vogliono vedere le gemme sul ramo... ma ritorneremmo alla favola di Esopo.
Questi pochi giorni che ci separano dal Natale siano per noi, momenti responsabili di una vera conversione 
che nasce dall’incontro con Lui, ma soprattutto ci aiutino ad assaporare il gusto di saper dire grazie, perché non è sempre tutto dovuto. Ognuno s’impegni concretamente nell’aumentare la fede in Gesù nel fratello che cammina al suo fianco.
Il silenzio del deserto dell’Avvento aiuti i cuori strilloni a fidarsi dell’altro, ma in particolare ad abbandonarsi ad una voce, quella di Gesù che parla ad ognuno con i suoi mezzi, tempi e modi!
Il ricordo alle persone sole, ammalate o che stanno vivendo un momento faticoso, ci faccia crescere come comunità!


Ad ognuno e a ciascuno tanti auguri di un Buon e Santo Natale, contenti e felici, seppur immersi nei tanti pensieri quotidiani!

luca

venerdì 1 ottobre 2021

SANTA TERESA DI GESU BAMBINO

Dall'«Autobiografia» di santa Teresa di Gesù Bambino, vergine

​(Manuscrits autobiographiques, Lisieux 1957, 227-229)
​Nel cuore della Chiesa io sarò l'amore
Siccome le mie immense ispirazioni erano per me un martirio, mi rivolsi alle lettere di san Paolo, per trovarvi finalmente una risposta. Gli occhi mi caddero per caso sui capitoli 12 e 13 della prima lettera ai Corinzi, e lessi nel primo che tutti non possono essere al tempo stesso apostoli, profeti e dottori e che la Chiesa si compone di varie membra e che l'occhio non può essere contemporaneamente la mano. Una risposta certo chiara, ma non tale da appagare i miei desideri e darmi la pace.
Continuai nella lettura e non mi perdetti d'animo. Trovai così una frase che mi diede sollievo: «Aspirate ai carismi più grandi. E io vi mostrerò una via migliore di tutte» (1 Cor 12, 31). L'Apostolo infatti dichiara che anche i carismi migliori sono un nulla senza la carità, e che questa medesima carità è la via più perfetta che conduce con sicurezza a Dio. Avevo trovato finalmente la pace.
Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ritrovavo in nessuna delle membra che san Paolo aveva descritto, o meglio, volevo vedermi in tutte. La carità mi offrì il cardine della mia vocazione. Compresi che la Chiesa ha un corpo composto di vaire membra, ma che in questo corpo non può mancare il membro necessario e più nobile. Compresi che la Chiesa ha un cuore, un cuore bruciato dall'amore. Capii che solo l'amore spinge all'azione le membra della Chiesa e che, spento questo amore, gli apostoli non avrebbero più anunziato il Vangelo, martiri non avrebbero più versato il loro sangue. Comresi e conobbi che l'amore abbraccia in sé tutte le vocazioni, che l'amore è tutto, che si estende a tutti i tempi e a tutti i luoghi, in una parola, che l'amore è eterno.
Allora con somma gioia ed estasi dell'animo gridai: O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione. La mia vocazione è l'amore. Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto me lo hai dato tu, o mio Dio.
Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l'amore ed in tal modo sarò tutto e il mio desiderio si tradurrà in realtà.

mercoledì 12 maggio 2021

MERCOLEDI DELLA VI SETTIMANA DI PASQUA 2021

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 16,12-15

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:

«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Lo Spirito Santo, che Gesù manderà dal Padre, guiderà i discepoli alla piena comprensione della persona e del messaggio del Cristo. Non aggiunge nulla di nuovo, ma illumina di luce nuova la rivelazione già attuata da Gesù. Ion questo modo procurerà la piena glorificazione del Salvatore sulla terra.


lunedì 10 maggio 2021

LUNEDI DELLA VI SETTIMANA DI PASQUA 2021

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 15,26-16,4a


In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l'ho detto».


Gesù promette ai discepoli che verrà lo Spirito, il quale svelerà in pienezza il mistero di Cristo e della sua parola. Gesù predice poi che saranno cacciati dalle sinagoghe solo perché suoi discepoli e giungerà il momento in cui qualcuno crederà di onorare Dio uccidendoli. In questo modo, essi avranno l'opportunità di rendere a Cristo la testimonianza più preziosa.

sabato 8 maggio 2021

VI DOMENICA DI PASQUA 2021


VI domenica di Pasqua 2021

 

 

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 15,9-17

Il tema di fondo è chiaramente quello dell’amore, detto in greco con una parola, agape, che non era molto usata prima del cristianesimo e che i primi cristiani introdussero, preferendola a quella più comune, eros, proprio per indicare qualcosa di nuovo che soltanto in Cristo avevano conosciuto.

Le parole di Gesù sono disposte su tre movimenti:

·      dapprima (VV. 9-10) l’invito a rimanere nell’amore di Gesù, come lui rimane in quello del Padre;

·      poi l’affermazione che quanto Gesù dice è per dare basi solide alla nostra gioia (v. 11);

·      infine i vv. 12-17, che si aprono e si chiudono con il comandamento: “amatevi gli uni gli altri”.

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